Stagione 2023/2024 | 24 ottobre 2023


 

IL SOL DELL'AVVENIRE

Regia: Nanni Moretti
Sceneggiatura: Francesca Marciano, Nanni Moretti, Valia Santella, Federica Pontremoli
Fotografia: Michele D'Attanasio
Musiche: Franco Piersanti
Montaggio: Clelio Benevento
Scenografia: Alessandro Vannucci
Interpreti: Nanni Moretti (Giovanni), Margherita Buy (Paola), Barbora Bobulova (Vera), Silvio Orlando (Ennio), Mathieu Amalric (Pierre Cambou), Benjamin Stender (executive Netflix), Elena Lietti (executive Netflix), Jerzy Stuhr (ambasciatore polacco), Blu Yoshimi (attrice), Flavio Furno (Edoardo), Francesco Brandi (attrezzista), Francesco Rossini (sceneggiatore), Laura Nardi (truccatrice), Zsolt Anger (direttore del circo), Teco Celio (psicanalista), Valentina Romani (Emma)
Produzione: Nanni Moretti, Domenico Procacci per Fandango/Rai Cinema/Sacher Film/Le Pacte
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 95'
Origine: Italia, Francia, 2023
Data uscita: 20 aprile 2023

Giovanni è un regista, Paola una produttrice. Giovanni gira un film ambientato nel 1956, scrive un film da Il nuotatore di Cheever e immagina un film con tante canzoni italiane.
Non è un film testamentario e non è nemmeno un film ricapitolativo (nonostante la parata di volti finali). Piuttosto è un film interrogativo, malinconicamente interrogativo: con “Il sol dell’avvenire” sembra proprio che Moretti abbia voluto interrogare sé stesso e soprattutto il suo pubblico, non per tirarne un qualche tipo di bilancio ma piuttosto per chiedersi e chiedere che senso può avere fare ancora film «alla Moretti».
Evidentemente il non brillantissimo esito dell’ultimo “Tre piani” (la prima volta in cui il regista si affidava a una storia di altri, dove anche la sua presenza era limitatissima) e il fatto che in tanti tra il pubblico avessero lamentato l’assenza di quell’armamentario di battute e gag da far entrare nell’uso, deve averlo spinto a una qualche riflessione. Nei suoi modi, ovviamente, che non escludono ironia e divertimento (anzi, si ride molto nel film) ma che comportano anche una bella dose di ripensamenti e di amarezza.
Proprio a cominciare dal soggetto, la storia incrociata del regista Giovanni (Moretti, ça va sans dire) e del film che sta girando. Lo vediamo preparare le riprese, discutere con la moglie Paola (Margherita Buy) che da quarant’anni gli produce i film e con la figlia Emma (Valentina Romani) a cui ha affidato le musiche, poi con gli attori e la troupe e fare sopralluoghi notturni in monopattino con il coproduttore francese (Mathieu Amalric). E poi, ecco che dalle scene di set si passa direttamente a quelle del film, ambientato nel 1956, quando il dirigente di una sezione di periferia del Pci romano (Silvio Orlando), affiancato dalla moglie altrettanto militante (Barbora Bobulova), ha invitato il circo ungherese Budavari, che pianterà le tende proprio quando gli ungheresi si ribellano al regime, per essere di lì a pochi giorni schiacciati dai carri armati sovietici.
Alternando continuamente i due piani temporali e le due storie, Moretti (che ha scritto la sceneggiatura con Francesca Marciano, Federica Pontremoli e Valia Santella) riesce a raccontare il privato e il professionale, il set e il film, il marito e il regista mescolando, con una libertà narrativa che rimanda a “Caro Diario”, il morettismo e la riflessione sul cinema, l’ironia (e in dosi massicce l’autoironia) e la malinconia. Perché sarebbe sbagliato fermarsi al «solito» campionario di manie e idiosincrasie: i riti scaramantici, il disprezzo per i sabot e le pantofole, la reiterazione dei ciak, la voglia di intervenire nelle vite altrui e nei film altrui, la passione per le canzoni italiane in primis.
Quello c’è tutto così come alcune evidenti autocitazioni, ma dopo la risata si affaccia qualcos’altro, che il volto di Moretti attore sottolinea in maniera inequivocabile: è come se stesse ubbidendo a una specie di coazione a ripetere, «costretto» ad accontentare un pubblico che da lui vorrebbe solo quel tipo di divertimento. Forse non è casuale che il soggetto del film nel film sia il tormento dei militanti comunisti di fronte all’invasione sovietica e all’ortodossia del Pci, quasi che Moretti si sia sentito come chi era stato obbligato a rientrare nei ranghi dell’ortodossia e non a seguire la passione che invece trionfa nell’utopico cartello che chiude il film.
Lo ribadisce anche dal punto di vista del protagonista a cui il balletto e la sfilata finale non possono nascondere il suo doppio fallimento, quello umano di marito e quello professionale di regista: sui due fronti dovrà fare i conti con una inequivocabile sconfitta. Certo Moretti non è persona che si arrenda facilmente, nel dialogo che instaura con lo spettatore dà prova di una caparbietà che non vuole accettare la sconfitta e da qualche parte un punto a suo favore lo segna (per esempio con la coppia di fidanzati riluttanti che guardano “La dolce vita”) ma le ferree certezze di una volta sono tramontate da tempo. Senza però piangersi addosso o lasciarsi andare a inutili nostalgie: il sole che illumina l’avvenire, sembra dirci il film, continuerà a sorgere ma non potrà più nascondere le ferite che ci hanno e ci siamo fatti.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera

(……) Ragionando malinconicamente sullo scorrere del tempo, Moretti firma un film, dove il suo personaggio è un Michele Apicella invecchiato, con tantissime (auto)citazioni che rimandano ai lungometraggi della prima parte della sua carriera. Il regista affronta temi a lui cari da sempre come la politica e il rapporto di coppia, soffermandosi sulla psicoterapia e, naturalmente, sul cinema, concedendosi anche lo sfizio di lanciare una frecciatina alla piattaforma di streaming più famosa degli ultimi tempi, Netflix. In questa commedia, che mescola anche spunti drammatici, gli appassionati del cinema del regista rideranno e si commuoveranno, all'interno di una vera e propria girandola di emozioni in cui si alternano stili e registri. I tempi comici sono perfetti, ma sono altrettanto incisivi i passaggi più amari in questa pellicola di grandissima umanità e che rappresenta una delle opere più personali in assoluto di tutta la carriera del regista classe 1953. Tra riferimenti felliniani e un sarcasmo che tocca tanti nervi scoperti della società di ieri e di oggi, “Il sol dell'avvenire” è tanto un film sul cinema, quanto un film sulla vita in generale, capace di ragionare con grande forza su concetti esistenziali che Moretti affronta con coraggio e sentita partecipazione.
Nel cast, oltre al regista, troviamo Margherita Buy, Silvio Orlando, Valentina Romani, Barbora Bobulova e il francese Mathieu Amalric.
Andrea Chimento, Il Sole 24 Ore

NANNI MORETTI
Filmografia:  
Io sono un autarchico (1976), Ecce bombo (1978), Sogni d’oro (1981), Bianca (1984), La messa è finita (1985), Palombella rossa 1989), La cosa (1990), Caro diario (1993), Aprile (1998), La stanza del figlio (2001), Il Caimano (2006), Habemus Papam (2011), Mia madre (2015), Tre piani (2021), Il sol dell’avvenire (2023)

Martedì 7 novembre 2023:
MAIGRET di Patrice Leconte, con Gérard Depardieu, Jane Labeste, Mélanie Bernier, Bertrand Poncet, Aurore Clément



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