Stagione 2019/2020 | 20 ottobre 2020

 


EASY RIDER - LIBERTÀ E PAURA


Titolo originale: Easy Rider
Regia: Dennis Hopper
Soggetto: Peter Fonda, Dennis Hopper, Terry Southern
Sceneggiatura: Terry Southern, Dennis Hopper, Peter Fonda
Fotografia: László Kovács, Baird Bryant
Musiche: Canzoni: "The Pusher" di Hoyt Axton, "Born to Be Wild" di Mars Bonfire eseguite dagli Steppenwolf; "If Six Was Nine" di Jimi Hendrix; "Ballad of Easy Rider" di Roger McGuinn; "I Wasn't Born to Follow" di Gerry Goffin & Carole King eseguita dai The Birds
Montaggio: Donn Cambern
Scenografia: Jerry Kay (Jeremy Kay)
Effetti: Steve Karkus
Interpreti: Peter Fonda (Wyatt, Capitan America), Dennis Hopper (Billy), Antonio Mendoza (Jesus), Phil Spector (Connection), Luana Anders (Lisa), Jack Nicholson (George Hanson), Sabrina Scharf (Sarah), Sandy Wyeth (Joanne), Robert Walker (Jack), Toni Basil (Mary), Karen Black (Karen), Lea Marmer (Madame), Mac Mashourian (bodyguard), Warren Finnerty (ranchero), Tita Colorado (moglie del ranchero), Luke Askew (straniero sull'autostrada), Keith Green (sceriffo), Arnold Hess Jr. (vice sceriffo)
Produzione: Peter Fonda, William L. Hayward per Columbia Pictures Corporation/Pando Company Inc./Raybert Productions
Distribuzione: Cineteca di Bologna
Durata: 94'
Origine: U.S.A., 1969

Billy e Wyatt, due giovani "hippie", si dirigono in sella alle loro motociclette verso New Orleans. Il loro vero obiettivo è un viaggio 'on the road' attraverso l'America, dormendo e mangiando dove capita, godendosi il paesaggio e l'ozio. Arrivati in un paesino di provincia, attraggono l'attenzione della polizia e, accusati ingiustamente, si ritrovano in cella. Qui conoscono George Hanson, un avvocato arrestato per ubriachezza molesta che, dopo essere riuscito a farli liberare, si unisce al loro viaggio. Man mano che si avvicinano al sud, l'ostilità della gente cresce e dovranno vedersela con un'ondata di violenza inaccettabile...
Dopo aver venduto una partita di cocaina messicana ad un ricco arabo, Billy e Wyatt (che si fa chiamare Capitan America) investono il ricavato in un viaggio in motocicletta alla volta di New Orleans e della grande festa di strada del Mardi Gras. Gli incontri che fanno lungo la strada raccontano l'America degli hippy, delle comuni e della celebrazione del sesso libero e delle droghe, ma anche quella dei pregiudizi duri a morire, omofoba, reazionaria e drammaticamente violenta.
Girato nel '68 ma uscito negli Stati Uniti soltanto un anno dopo, sulla spinta della consacrazione ricevuta a Cannes, “Easy Rider” ha immediatamente scandalizzato Hollywood e aperto la strada ad una nuova era di registi e attori e ad un nuovo modo di fare cinema.
A tanto entusiasmo è seguito, decenni dopo, un ridimensionamento critico del film persino eccessivo. Oggi i tempi sono maturi per tornare a vederne virtù e limiti con ritrovata obiettività.
Il film di Hopper, girato quasi senza sceneggiatura, si autodichiara un western moderno, con i chopper al posto dei cavalli (una scena racconta letteralmente il passaggio di testimone), il richiamo ideologico agli indiani, ai leggendari personaggi di Billy the kid e Wyatt Earp, e la messa in primo piano di una poetica del viaggio inteso come esperienza esistenziale ma anche lisergica.
Dal punto di vista stilistico, un laborioso montaggio ha ridotto la lunghezza fiume prevista inizialmente ad un film più commercialmente spendibile, che nella prima parte utilizza la narrazione in maniera episodica e minimale, quasi ad intervallare le eloquenti sequenze musicali, in un ribaltamento che è già una dichiarazione di stile, per poi concedersi, nella lunga sequenza dell'acido al cimitero, un'incursione nel linguaggio del cinema più sperimentale (già bagaglio dei precedenti cinematografici di Hopper e Fonda).
Se oggi il valore maggiore del film sta nel suo essere uno straordinario documento di quell'epoca, all'epoca della sua uscita ciò che apparve subito chiaro fu che la sua esistenza valeva di per sé come una dichiarazione di fine di qualcosa e inizio di qualcos'altro. Con Dennis Hopper e Henry Fonda che attraversano gli schermi e le strade americane (compresa quella la Monument Valley che fu mitico set di John Ford), senza bisogno di parlare o di parlarci, spinti dal rock degli Steppenwolf e dei Byrds, finisce l'era degli studios, che già agonizzava da anni senza un pubblico, e si apre una stagione di cinema giovane e libero, nei temi e nelle modalità. La Nouvelle Vague francese aveva indicato la strada: la luce naturale, il 16 millimetri, il basso budget, ma “Easy Rider” la declina nella propria lingua, quella del mito della frontiera, della bandiera della ribellione, della difesa della libertà.
Jack Nicholson crea il personaggio di George Hanson (ma si potrebbe dire anche il contrario) e gli affida il tema del film («Parlano e straparlano di libertà individuale ma quando vedono un individuo libero hanno paura») e la sua persistente, immacolata verità.
Marianna Cappi, MyMovies

Lisergico. Non tanto perché, così narra la leggenda, fu realizzato sotto Lsd, ma per ché fa del viaggio (!) il centro della sua esperienza. Un viaggio fisico e mentale on the bike nell’America dei favolosi Sixties, del Vietnam, di Woodstock e della contestazione, raccontandone la sostanza attraverso incontri, paesaggi, suoni e colori. Sinestesico e lisergico, appunto, da vedere assolutamente con gli occhi della giovinezza, almeno la prima volta, per immedesimarsi in Wyatt e Billy, o magari George, e come loro sentirsi born to be wild. Da (ri)vedere assolutamente con gli occhi della maturità, per scorgere i limiti di quella generazione piena di sogni, che negli orribili Eighties tradirà sé stessa. Apparentemente inno di un’epoca, tra i fotogrammi “Easy Rider” contiene già i germi del fallimento, fino al doppio, tragico, finale: quello sullo schermo, con Hopper e Fonda vittime sacrificali, e quello nella vita vera in cui Hopper, ora, è un fervente repubblicano.
Sara Sagrati, Film Tv

DENNIS HOPPER
Filmografia:
Easy Rider - Libertà e paura (1969), Fuga da Hollywood (1971),  Out Of The Blue (1980), Colors (1988), Ore contate (1989), The hot spot - Il posto caldo (1990), Una bionda sotto scorta (1994)

Giovedì 22 ottobre 2020:
OLD MAN & THE  GUN di David Lowery, con Casey Affleck, Robert Redford, Sissy Spacek, Tom Waits, Danny Glover


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