Si ricomincia! Stagione 2025/2026 | 21 ottobre 2025



THE APPRENTICE - ALLE ORIGINI DI TRUMP

 

Titolo originale: The Apprentice
Regia: Ali Abbasi
Sceneggiatura: Gabriel Sherman
Fotografia: Kasper Tuxen
Montaggio: Olivier Bugge Coutté, Olivia Neergaard-Holm
Musica: Martin Dirkov, David Holmes, Brian Irvine
Interpreti: Sebastian Stan (Donald Trump), Jeremy Strong (Roy Cohn), Maria Bakalova (Ivana Trump), Martin Donovan (Fred Trump), Catherine McNally (Mary Anne Trump), Charlie Carrick (Freddy Trump), Ben Sullivan Russell Eldridge), Mark Rendall (Roger Stone), Joe Pingue (Tony Salerno), Jim Monaco (Al Formicola), Bruce Beaton (Andy Warhol)
Produzione: Daniel Beckerman, Jacob Jerek, Julianne Forde, Ruth Treacy per Gidden Media, Scythia Films, Profile Pictures, Tailored Films
Distribuzione: Bim Distribuzione
Durata: 122’
Origine: USA, Danimarca, Irlanda, Canada, 2024
Data uscita: 17 ottobre 2024

 

Tutto quello che avreste voluto sapere su Trump e non avete mai osato chiedere. New York, anni 70. Determinato a uscire dall'ombra del potente padre e a farsi un nome nel settore immobiliare di Manhattan, l’aspirante magnate Donald J. Trump agli inizi della sua carriera incontra l'uomo che diventerà una delle figure più importanti della sua vita: il faccendiere Roy Cohn. Vedendo del potenziale in Trump, il controverso avvocato - che aveva ottenuto le condanne per spionaggio contro Julius ed Ethel Rosenberg e aveva investigato sui sospetti comunisti insieme al senatore McCarthy - insegna al suo nuovo allievo come accumulare ricchezza e potere con l'inganno, l'intimidazione e la manipolazione mediatica. Il resto è storia.
In principio (non) era Donald Trump. Per capire chi l’ha fatto, tra le altre cose, il 45° presidente degli Stati Uniti, tocca tornare al decennio 1970-1980, allorché venne plasmato a propria immagine e somiglianza dal Faust Roy Cohn, ebreo influente, avvocato di destra e faccendiere politico già al fianco del senatore McCarthy. Fu lui a mandargli a memoria tre regole che ne avrebbero edificato il traballante impero immobiliare, e molto ancora: prima regola, attaccare, attaccare, attaccare; seconda regola, negare tutto, non ammettere niente; terza regola, non dichiarare mai la sconfitta.
Vi ricordate “The Apprentice”, il reality show che Trump guidò dal 2004 al 2015? Ebbene, da lì viene il titolo del nuovo film dell’iraniano classe 1981 trapiantato in Danimarca Ali Abbasi, scritto dall’esperto Gabriel Sherman, e dispiegato sullo schermo quale romanzo di formazione di The Donald: la sua (ir)resistibile ascesa, che sintomaticamente coincide con il declino dell’impero americano, contemplata senza giudizio morale, quale fenomenologia al di là del bene e del male - ma al di sotto di ogni sospetto.
Non temiate, i fustigatori in servizio permanente effettivo alzeranno il ditino o si stracceranno le vesti: facessero, ma non è con l’etica, e forse nemmeno con le aule giudiziarie, che si comprende e financo osteggia The Donald, uno che back in the Eighties incontra Andy Warhol a una festa, non sa chi sia ma “fare i soldi è un’arte” lo sottoscrive subito.
In Concorso a Cannes 77, nelle nostre sale in autunno a ridosso delle elezioni americane (……), mette “Quarto potere”, “Tutti gli uomini del presidente”, “Quei bravi ragazzi” e altro, tantissimo, al servizio di una tranche de vie ingorda e indigesta, abulica e predatoria, che serve sé stessa con la prova mimetica e insieme straniante di Sebastian Stan - Jeremy Strong quale Cohn è altrettanto, se non più, formidabile.
“Alto, biondo e assomigliante a Robert Redford”, tanto per il Post che per la madre, più tardi “Don Johnson di Miami Vice”, sempre e comunque Trump, bollato dalla moglie Ivanka precocemente “arancione”, come se ne collega “L'arte di fare affari” - la biografia a quattro mani con Tony Schawrtz del 1987 - alla futura “passione” politica? L'America, sintomaticamente osannata da Cohn quale "mio primo cliente", è quella del furfante Nixon, della spilletta reaganiana "Let's make America great again!" e di… Trump che apostrofa la Casa Bianca roba da loser: "Se perdo, correrò da presidente".
Non c’è dissuasione ideologica, si constatano meramente anche gli stupri domestici, giacché “The Apprentice” cerca piuttosto che giudicare, interroga anziché condannare, questo sì in combutta con Trump che, carburando le future fake news pro domo sua, si chiede: “Che cos’è la verità?”.
Abbasi gli sta incollato per documentare epifania ed epifenomeno, i suoi attori sodali e totali, l’informato Gabriel Sherman a decrittare, la fotografia di Kasper Tuxen a repertare con un sapido effetto vintage e il beneficio d’invenzione: Trump apprendista stregone, non di Cohn infine abbandonato, ma di sé stesso.
Federico Pontiggia, Cinematografo.it

Se vedrete “The Apprentice” al cinema, penserete sia un film americano. Nulla di più falso. Il regista Ali Abbasi è iraniano con passaporto danese. Il film è coproduzione tra Usa, Canada, Danimarca e Irlanda ma il coproduttore americano - il miliardario trumpiano Ben Snyder - ha fatto causa agli altri produttori dopo averlo visto: credeva di aver finanziato un'agiografia di Donald Trump, si è trovato di fronte a un ritratto al vetriolo. Trump è interpretato dal romeno Sebastian Stan, che nella vita non gli somiglia per niente (hanno fatto un lavoro di trucco incredibile). L'unico americano in ballo è l'attore Jeremy Strong, che sfodera una prova da Oscar nei panni di Roy Cohn , l'avvocato maestro nell'arte del ricatto che ha praticamente "creato" Donald Trump come imprenditore; come politico, poi, Trump si è fatto da solo - o meglio, ha trovato altri complici, a cominciare da Elon Musk. “The Apprentice”, che prende il titolo dal reality show che Trump condusse sulla NBC dal 2004 al 2016, è la storia di come Roy Cohn, il legale più spregiudicato e corteggiato di Manhattan, insegna a un giovane Donald Trump come fottere New York costruendo palazzi fondati sui debiti. Il resto è storia. Il film non aggiunge granché a ciò che, su Trump e Cohn, è ampiamente noto. Diciamo che è un utile ripasso. Passato in concorso a Cannes, è uscito in America in modo quasi clandestino. Se il mondo fosse giusto, tutti i cittadini americani dovrebbero vederlo e, successivamente, sarebbe veramente arduo che una persona sana di mente credesse ancora in un tizio come Trump. Ma non andrà così. Forse non toglierà a Trump nemmeno un voto.
Alberto Crespi, La Repubblica

 

ALI ABBASI
Filmografia:  
Border - Creature di confine (2018), Spider (2021), The apprentice - Alle origini di Trump (2024)

 

Martedì 28 ottobre 2025:
IL TEMPO CHE CI VUOLE di Francesca Comencini, con Fabrizio Gifuni, Romana Maggiora Vergano

 


 

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