Rassegna di primavera 2023 | 2 maggio 2023
PETITE MAMAN
Regia:
Céline Sciamma
Sceneggiatura: Céline Sciamma
Fotografia: Claire Mathon
Musiche:
Para One
Montaggio: Julien Lacheray
Scenografia: Lionel Brison
Suono: Julien
Sicart, Valérie De Loof, Daniel Sobrino
Interpreti: Joséphine Sanz (Nelly), Gabrielle Sanz (Marion),
Nina Meurisse (madre), Stéphane Varupenne (padre), Margot Abascal (nonna),
Florès Card, Josée Schuller, Guylène Péan (signore nella casa di riposo)
Produzione: Bénédicte Couvreur per Lilies Films, in
coproduzione con France 3 Cinéma
Distribuzione: Teodora Film e Mubi
Durata:
72 min.
Origine:
Francia, 2021
Data uscita: 21 ottobre 2021
Premio
miglior film alla XIX Edizione di Alice nella città (2021), sezione autonoma e
parallela della "Festa del cinema di Roma"
Nelly
ha otto anni e ha appena perso la sua amata nonna. Mentre i genitori puliscono
la sua casa, Nelly si aggira per le stanze ed esplora i boschi circostanti dove
la madre, Marion, giocava e dove ha costruito la casa sull'albero di cui Nelly
ha tanto sentito parlare. Un giorno, Marion se ne va improvvisamente e Nelly
incontra una ragazza della sua età nei boschi. Sta costruendo una casa
sull'albero e il suo nome è Marion...
Il tempo, lo spazio, la
memoria. La ricerca di identità nei film di Céline Sciamma è spesso legata al
desiderio, alla passione. Il suo è un viaggio nei secoli, un’alternanza tra
ieri e oggi che si muove fra il racconto in costume e il romanzo di formazione.
“Petite Maman” è una perla dai tratti
anomali, che colpisce per la capacità di sintesi e la maestria con cui vengono
trattati temi molto complessi.
La sessualità, elemento
cardine della poetica di Sciamma, viene messa da parte. Non ci sono i primi
amori di “Naissance des pieuvres”, i
travestimenti di “Tomboy”, i tormenti
adolescenziali di “Diamante nero”, i
sentimenti repressi del bellissimo “Ritratto
della giovane in fiamme”. Qui tutto ruota intorno a un’amicizia particolare
tra due bambine.
La piccola Nelly ha
appena perso la nonna materna, e deve trascorrere alcuni giorni in una casa
immersa nella natura. Incontra una coetanea con cui stringe subito un legame
molto forte. È il mistero a portare avanti “Petite
Maman”, la sensazione di essere sempre un passo indietro rispetto alle
protagoniste. La regista mette in scena il cinema all’epoca del Coronavirus.
Pochi attori, vite isolate, il mondo esterno che quasi sembra svanire.
La solitudine
dell’ultimo sguardo a teatro tra Noémie Merlant e Adèle Haenel durante L’estate
di Vivaldi qui cambia volto. Sciamma parte dall’infanzia, già descritta in “Tomboy”, per riflettere
sull’impossibilità di catturare il presente e di conoscere il futuro. Non a
caso il film si apre in un piano sequenza in cui Nelly saluta con un
“arrivederci” chi ha condiviso qualche attimo con sua nonna. È come se anche
quei momenti ormai appartenessero al passato, perché è impossibile fermare
l’orologio.
“Petite Maman” usa l’elaborazione del lutto per dipingere un
universo che si proietta verso il domani. Sciamma narra con competenza, e anche
se porta sullo schermo una realtà racchiusa tra poche stanze e un bosco, riesce
a infondere un senso di magia fuori dal comune. Realismo magico, direbbero
alcuni, a cui si accompagna la necessità di portare l’arte nella propria
esistenza.
In “Ritratto della giovane in fiamme” si
parlava di pittura, qui a fluire è la recitazione, le scene in cui le bambine
si fingono qualcun altro. Cinema e vita si uniscono, la ghost story si fa
sinfonia generazionale. Le immagini simmetriche, i chiaroscuri creati dalle
luci che entrano dalle finestre: le atmosfere sono ammantate di tonalità
diverse, che si accendono e si spengono con l'evolversi della storia. “Petite Maman” mescola la poesia agli
interrogativi, diventa un affresco di emozioni potenti appena sussurrate.
Gian Luca Pisacane, Cinematografo.it
Nelly
(Joséphine Sanz) deve elaborare il lutto provocato dalla morte della nonna
(Margot Abascal). Aiutando i genitori a vuotare la casa della nonna dove è
cresciuta sua madre (Nina Meurisse), inizia a esplorare gli ambienti domestici
e i boschi circostanti. Scopre così i luoghi dove giocava sua mamma. Un giorno
la madre si assenta e Nelly, rimasta sola in casa con il padre (Stéphane
Varupenne), durante una delle sue avventure nel bosco incontra Marion
(Gabrielle Sanz). Come un dispositivo hitchcockiano sceneggiato da Henry James,
il film di Céline Sciamma vive sul crinale dell’incertezza (cosa vede la
piccola Nelly e, dunque, cosa sente?). La bimba scopre che il mondo è popolato
da fantasmi (che non si vedono mai) mentre le cose (il bosco, gli alberi…) si
manifestano con grande determinazione insegnando a desiderare i… fantasmi
(straordinaria l’intuizione di casting delle due sorelline). “Petite maman” è una lezione magistrale
di messa in scena. Lo sguardo della Sciamma evoca il passaggio di una linea
d’ombra (il primo lutto) per andare alla scoperta di sé stessi nell’altro (un
viaggio iniziatico). La distanza della macchina da presa dai corpi (sia nei
piani ravvicinati, sia nei campi lunghi) è sempre perfettamente giusta. Claire
Mathon, la direttrice della fotografia, è sublime per come, attraverso quel che
si presenta apparentemente come mera osservazione documentaria, riesce a
scardinare il reale per insediare un mondo totalmente onirico. Certo, “Giochi proibiti” è il modello, ma la
Sciamma lo trascende con una leggiadria ineffabile, firmando così il suo film
(sinora…) più riuscito.
Giona A. Nazzaro, Film Tv
CÉLINE
SCIAMMA
Filmografia:
Naissance des pieuvres (2007), Pauline
(2009), Tomboy (2011), Diamante nero (2014), Ritratto della giovane in fiamme
(2019), Petite Maman (2021)
Martedì 9 maggio 2023:
FRANCE di Bruno Dumont, con Léa
Seydoux, Blanche Gardin, Benjamin Biolay, Emanuele Arioli, Juliane Köhler
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