LA SCELTA DI ANNE
Regia: Audrey Diwan
Soggetto: dal romanzo autobiografico “L'evento” di Annie
Ernaux (ed. L'orma)
Sceneggiatura:
Audrey Diwan, Marcia Romano
Fotografia: Laurent Tangy
Musiche: Sacha Galperine, Evgueni Galperine
Montaggio: Géraldine Mangenot
Scenografia: Diéné Berete
Costumi:
Isabelle Pannetier
Effetti: Benjamin Ageorges
Suono: Antoine-Basile Mercier, Philippe Welsh, Thomas
Desjonquères - montaggio, Marc Doisne - mix
Interpreti: Anamaria Vartolomei (Anne), Kacey Mottet Klein
(Jean), Luàna Bajrami (Hélène), Louise Orry-Diquéro (Brigitte), Louise
Chevillotte (Olivia), Pio Marmaï (professor Bornec), Sandrine Bonnaire
(Gabrielle), Anna Mouglalis (Rivière), Leonor Oberson (Claire), Fabrizio
Rongione (dottor Ravinsky), Cyril Metzger (Gaspard), Éric Verdin (Jacques),
Alice de Lencquesaing (Laëtitia), Madeleine Baudot (Lise), Isabelle Mazin
(Magda), Julien Frison (Maxime), Édouard Sulpice (Patrick), Leïla Muse
(Céline), François Loriquet (dottor Guimet)
Produzione: Edouard Weil, Alice Girard per Rectangle Productions,
in coproduzione con France 3 Cinéma/Wild Bunch/Srab Films
Distribuzione: Europictures
Durata: 100’
Origine: Francia, 2021
Data uscita: 4 novembre 2021
Leone d'Oro, Premio FIPRESCI, Premio Arca Cinemagiovani - miglior film
in concorso, Premio Brian alla 78.ma Mostra Internazionale d'arte
Cinematografica di Venezia (2021).
La
giovane Anne è rimasta incinta ma non vuole portare a termine la gravidanza
perché desidera finire gli studi e sfuggire al destino della sua famiglia
proletaria. È il 1963 e in Francia l'aborto è illegale e la società condanna la
libertà sessuale. Anne ha poco tempo davanti a sé, gli esami si avvicinano e il
suo ventre si è arrotondato... Una storia semplice e difficile che segue la battaglia
fisica ed emotiva di una donna che ha deciso di agire contro la legge.
Non è un film semplice “La scelta di Anne -
L’événement”. Trasposizione dell’omonimo romanzo di Annie Ernaux, il film
di Audrey Diwan ci riporta nella Francia degli anni Sessanta, ma senza i colori
radiosi di Demy; ci ritroviamo tra studenti e studentesse, ma senza gli amabili
confronti letterari à la Kechiche. Il tema è evidente fin da subito:
l’introversa ma brillante Anne è incinta. Ventenne che sogna un futuro di
libertà, Anne è intrappolata da un sistema legislativo (e soprattutto morale)
che non prevede vie di fuga. Nessun aborto, nessun aiuto, nessuna pietà. Ma
Anne è testarda e coraggiosa, il romanzo è autobiografico e Audrey Diwan
sceglie di «catturare la natura fisica dell’esperienza, di tenere conto della
dimensione corporea del percorso». In sala qualcuno è pure svenuto, altri sono
usciti, altri hanno sofferto parecchio. Il tema è chiaramente spinoso, idem la
messa in scena dei ripetuti tentativi di abortire.
C’è un prima e un dopo. Il salvifico
spartiacque è la legge Veil, promulgata il 17 gennaio 1975, durante il primo
anno della presidenza Giscard. “L’événement” ci racconta il prima, il
contesto sociale, la mannaia dell’aborto clandestino, il timore/pudore/terrore
delle ragazze e delle donne, i soprusi patriarcali e l’insopportabile moralismo
dei dottori, il colpevole disinteresse dei ragazzi e degli uomini. Uno scenario
che ci sembra oramai lontano, ma non lo è.
Uno dei meriti di Audrey Diwan (“Mais vous
êtes fous”), che firma anche la sceneggiatura con Marcia Romano, è di aver
cercato e trovato una cifra stilistica coerente, emblematica: Anne (Vartolomei)
è onnipresente, via via sempre più sola, incorniciata da un aspect ratio che la
schiaccia e ingabbia, accompagnata da colori che negano l’immaginario legato
agli anni Sessanta. Anzi, a parte qualche dettaglio, potremmo essere in un
altro periodo storico – giova ricordare, quantomeno sul fronte italiano, i
continui tentativi di alcuni partiti politici di rosicchiare sempre più le
libertà conquistate nel corso degli anni e dei decenni dalle donne. La messa in
scena, col contrappunto di una partitura a tratti tambureggiante, ondeggia tra
l’incalzante e il claustrofobico. In un certo senso, un film di genere
cadenzato come un thriller - implacabile il passare delle settimane di
gestazione, riportate per enfatizzarne il peso e per rimarcare l’inevitabilità
del fato. Degli studi gioiosi, dei sogni, degli amori e della vitalità della
gioventù non vi è quasi traccia, bastano pochi minuti, mentre la protagonista
si ritrova presto a dover percorrere più di una via crucis, psicologica e
fisica: il progressivo allontanamento degli amici, il tradimento del mondo adulto,
il rapido declino scolastico, i mutamenti del corpo, il feto/embrione che si
sviluppa, la frustrante ricerca di una via di scampo, di una speranza. A essere
straziante, ancor prima dei ripetuti tentativi di aborto, è il contrasto tra
una società cieca e sorda e l’opposizione indomabile di Anne a un destino che
altri vorrebbero scrivere per lei. L’epilogo è già chiaro dall’incipit e porta
con sé la storia di moltissime donne, fortunate o meno. Prima della Loi n°
75-17 si viveva o moriva così, in un lago di sangue, tra atroci dolori, uccise
o salvate dai ferri sterilizzati alla buona da mammane forse competenti, forse
no. Si moriva o si sopravviveva, magari finendo in galera, in completa
solitudine. Audrey Diwan sceglie di non ricorrere a più rassicuranti ellissi
narrative, ma ci mette di fronte al sangue, ai ferri, alle grida di dolore. Una
volta, due volte, tre volte… Come dicevamo, non è un film semplice “La
scelta di Anne - L’événement”. La messa in scena del dolore è sempre una
questione complicata, molto personale, aperta a infinite discussioni.
Disturbante o respingente, il film della Diwan si dimostra all’altezza del
compito dal punto di vista cinematografico, morale e politico. Perché, in fin
dei conti, scrittura e messa in scena sono sempre strettamente legate alla
capacità di guardare in entrambe le direzioni: verso il mondo e verso lo
schermo.
Enrico Azzano, Quinlan.it
La scommessa era
azzardata: trovare un modo per restituire sullo schermo la scrittura scarna e controllatissima di Annie Ernaux, capace di raccontare la più dolorosa delle
esperienze (un aborto nella Francia dei primi anni Sessanta, crudelmente
antiabortista) senza mai cadere nel melodrammatico o nel gratuito. Eppure a
film finito anche la scrittrice si è unita al coro di applausi (insieme alla
giuria di Venezia che ha attribuito il Leone d’oro all’unanimità): la quasi
esordiente Audrey Diwan (al suo attivo solo un film, inedito da noi: “Mais
vous êtes fous”) e la cosceneggiatrice Marcia Romano hanno saputo trovare
la forma perfetta per tradurre in immagini “L’evento”, il libro dove
Ernaux ricostruisce le dodici settimane in cui cercò di abortire, per non dover
abbandonare l’università ed essere costretta al destino domestico delle tante
altre ragazze madri. Sostenuta dalla prova superba di Anamaria Vartolomei il
film non cerca prediche o comizi ma solo raccontare la solitudine di chi, in
quella Francia, voleva interrompere la gravidanza, tra medici reticenti e
amiche per cui la sessualità resta ancora un tabù, tra perbenismo e paura,
dolore e vergogna. E lo fa con una forza che lascia senza fiato.
Per chi chiede
al cinema di affrontare anche argomenti tabù.
Paolo Mereghetti, Io Donna
AUDREY DIWAN
Filmografia:
Mais vous êtes fous (2019), La scelta di Anne - L'événement (2021)
Martedì 23 maggio 2023:
CRY MACHO di Clint Eastwood, con Clint Eastwood, Eduardo Minett, Natalia
Traven, Dwight Yoakam, Fernanda Urrejola
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