Rassegna di primavera 2023 | 30 maggio 2023
WEST SIDE STORY
Regia: Steven Spielberg
Soggetto: dall’omonimo spettacolo di
Broadway del 1957, con libretto di Arthur Laurents, musiche di Leonard
Bernstein, testi di Stephen Sondheim, e ideato, diretto e coreografato da
Jerome Robbins
Sceneggiatura: Tony Kushner
Fotografia: Janusz Kaminski
Musiche: Leonard Bernstein (musiche
originali), David Newman
Montaggio: Sarah Broshar, Michael Kahn
Scenografia: Adam Stockhausen
Costumi: Paul Tazewell*
Interpreti: Ansel Elgort (Tony), Rachel
Zegler (María), Ariana DeBose (Anita), David Alvarez (Bernardo), Mike Faist
(Riff), Josh Andrés Rivera (Chino, Sharks), Ana Isabelle (Rosalia, Sharks),
Corey Stoll (tenente di polizia Schrank), Brian d'Arcy James (sergente di
polizia Krupke, Rita Moreno (Valentina), Curtiss Cook (Abe), Kevin Csolak
(Diesel, Jets), Ezra Menas (Anybodys, Jets), Ben Cook (II) (Mouthpiece, Jets),
Sean Harrison Jones (Action, Jets), Patrick Higgins (III) (Baby John, Jets),
Paloma Garcia-Lee (Graziella, Jets), Maddie Ziegler (Velma, Jets), Julius
Anthony Rubio (Quique, Sharks), Ricardo Zayas (Chago, Sharks), Sebastian Serra
(II) (Braulio, Sharks), Carlos Sánchez Falú (Pipo, Sharks)
Produzione: Steven Spielberg, Kristie
Macosko Krieger, Kevin McCollum per Amblin Entertainment/20Tth Century Studios
Distribuzione: The Walt Disney Company
Italia
Durata: 156’
Origine; U.S.A., 2021
Data uscita: 23 dicembre 2021
Golden
Globes 2022 per: miglior film commedia o musicale, migliore attrice in un film
commedia o musicale (Rachel Zegler), migliore attrice non protagonista (Ariana
Debose); Oscar 2022 per migliore attrice non protagonista (Ariana Debose);
-Screen Actors Guil Awards (SAG) 2022 per migliore attrice non protagonista
(Ariana Debose); BAFTA 2022 per migliore attrice non protagonista (Ariana
Debose); Critics' Choice Awards 2022 per
miglior montaggio, migliore attrice non protagonista (Ariana Debose).
La storia d'amore tra i giovani Tony e Maria,
sullo sfondo della lotta tra Jets e Sharks, due gang rivali che si contendono
il territorio del West Side, un quartiere popolare di New York.
Questo non è un remake e, soprattutto, non è
una ‘operazione’. “West Side Story” è
l’adattamento cinematografico 2021 di un leggendario musical di Broadway del
1957, che trasportava nella Manhattan contemporanea la storia di Romeo e
Giulietta, trasformando i veronesi Montecchi e Capuleti in Jets e Sharks, cioè
in due bande metropolitane di giovani disadattati, nemici ed etnicamente
differenti, e che nel 1961 divenne un film che trascinò il musical fuori dagli
studi, on location, ebbe un successo enorme e vinse dieci Oscar.
Il film era firmato da due registi: un genio
della coreografia e produzione teatrale, Jerome Robbins, e un bravo regista,
Robert Wise, che ha fatto un po’ di tutto ma eccelleva soprattutto nella
fantascienza-horror-noir. Senza nulla togliergli, il “West Side Story” del 1961 era soprattutto il film di un
regista-coreografo. Questo invece è il film di un autore. Perciò, chiedersi che
senso ha oggi una ‘operazione’ del genere (termine che si sente in giro ed è
vagamente dispregiativo) è del tutto inutile: Spielberg aveva voglia di fare “West Side Story” e l’ha fatto. Se ne era
innamorato da ragazzino, ha raccontato, quando il padre portò a casa il disco
con la colonna sonora e lui imparò subito a memoria il numero “Gee, Officer Krupke” (quello buffo, dei
Jets nel commissariato, che lui rende nello stile di Donald O’Connor, alla “Make ‘em Laugh”). E infatti, dopo i
titoli di coda, che omaggiano trasversalmente i celeberrimi titoli di coda di
Saul Bass (quelli erano graffiti sui muri, questi sono impressi su facciate in
demolizione, inferriate arrugginite, mattoni spogli, lamiere, rovine,
spazzatura), la dedica: «To Dad».
In realtà, Spielberg ha già girato più volte
intorno al musical: non solo nello scintillante incipit di “Indiana Jones e il tempio maledetto”,
dove Kate Capshaw canta in cinese “Anything
Goes” con balletto Berkeley-style, o nella straordinaria sequenza musicale
del contatto con gli alieni di “Incontri
ravvicinati del terzo tipo”, ma soprattutto in “1941: Allarme a Hollywood”, vero e proprio slapstick-demenziale che
ha al centro la sequenza della gara di boogie e conseguente scazzottata nella
sala dell’Uso, sulla quale è costruita, pari pari, l’attuale scena del ballo
nella palestra, dove coppie di Jets e Sharks si sfidano nel mambo, con
sfarfallio di gonne e gambe, passi acrobatici e spintoni.
Il musical è un esercizio di pura matematica
stilistica, di alti e bassi, climax e pause (i numeri musicali e le sequenze
strettamente narrative), di ballo, canto, parole. E qui entrano in gioco i
segreti dell’alchimista, del grande regista: il ritmo di questo “West Side Story” non molla mai, perché
la macchina da presa non molla mai, è in continuo, perpetuo movimento,
sottolineando, spessissimo dall’alto, altrove dal basso, la progressione
drammatica. E quel che non fa la macchina da presa, rincorrendo, anticipando o
affiancando i ballerini o fermandosi su un volto innamorato attraverso una
grata o su quello di una vecchia portoricana americanizzata che in un assolo si
augura ci sia un posto e un tempo per loro, «somehow, some day, somewhere»
(nella canzone “Somewhere”, che
Spielberg regala a Rita Moreno, nella parte di Valentina, la proprietaria del
drugstore, che nella versione originale era invece un uomo, Doc), tutto quello
che non fa la macchina da presa lo fa il montaggio, vorticoso e musicale,
ininterrotto. Su tutto, “America”,
attaccato in sordina dentro casa, poi nei corridoi, da finestre e ballatoi e
finalmente per strada, variopinto e frammentatissimo, energico ed
entusiasmante, con il colpo di genio del gruppetto multietnico di bambini che
si uniscono ai ballerini portoricani. Ma l’energia e l’entusiasmo della
dichiarazione «I like to be in America» si offuscano nel cupo «Yo no soy
americana. Yo soy puertoriqueña!», pronunciato con durezza dalla stessa Anita,
nel prefinale nel drugstore di Valentina, una scena disturbante, tutta virata
al nero e al rosso fluorescente del neon, che nella sua crudeltà razziale e
sessista, nel suo cromatismo esasperato e astratto, non può non ricordare
momenti analoghi dei grandi mélo sensuali realizzati negli anni '50 da Sirk e
Minnelli.
Film dall’anima e dalla densità analogica, “West Side Story” si apre sulle rovine di
un quartiere in piena ristrutturazione “gentrificatrice”, già degradato,
popolato di minoranze depauperate (Tony non sta per Anthony, ma per Anton, un
polac, come dice sprezzante Bernardo), e prosegue in questo scenario quasi
post-apocalittico fino allo scontro nei Magazzini del Sale dove, riprese
dall’alto, le due gang di “guerrieri della notte” avanzano proiettando ombre
lunghissime. Di qui in avanti, solo la disperazione di coltelli e pistole
tirati fuori all’improvviso, di vendette insensate, involontarie e mortali, di
amori e vite spezzate. Delle inesauribili guerre tra poveri, tra razze e lingue
disgraziatamente non comunicanti, in un ripetersi ossessivo di riflessi la cui
armonia si infrange bruscamente, di ombre che rimandano a un passato mai
sepolto. Non solo al 1957 o al 1961, ma anche al 1596, l’anno in cui
probabilmente William Shakespeare terminò Romeo e Giulietta.
STEVEN SPIELBERG
Filmografia:
The
Last Gun (1959), Fighter Squad (1961), Escape to Nowhere (1961), Firelight (1964), Slipstream (1967), Amblin'
(1968), Duel (1971), Colombo: un giallo da manuale (1971), Qualcosa di diabolico (1972), Savage (1973), Sugarland Express
(1974), Lo squalo (1975), Incontri ravvicinati del terzo tipo
(1977), 1941 - Allarme a Hollywood
(1979), I predatori dell'Arca Perduta
(1981), E.T. l'extraterrestre (1982), Indiana Jones e il tempio maledetto
(1984), Il colore viola (1985), L'impero del Sole (1987), Always - Per sempre (1988), Indiana Jones e l'ultima crociata
(1989), Hook - Capitan Uncino (1991), Schindler's List - La lista di Schindler
(1993), Jurassic Park (1993), Amistad (1997), Il mondo perduto: Jurassic Park (1997), Salvate il soldato Ryan (1998),
The Unfinished Journey (1999), A.I.
Intelligenza artificiale (2001),
Prova a prendermi (2002), Minority
Report (2002), The Terminal
(2004), La guerra dei mondi (2005), Munich (2005), Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo (2008), War Horse (2011), Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno (2011), Lincoln (2012), Il ponte delle spie (2015),
Il GGG - Il Grande Gigante Gentile (2016), The Kidnapping of Edgardo Mortara (2017), Ready Player One (2018), The
Post (2018), West Side Story
(2021), The Fabelmans (2022)
Martedì 6 giugno 2023:
ENNIO di Giuseppe Tornatore
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