Rassegna di primavera 2023 | 13 giugno 2023

 



SPENCER

Regia: Pablo Larraín
Sceneggiatura: Steven Knight
Fotografia: Claire Mathon
Musiche: Jonny Greenwood
Montaggio: Sebastián Sepúlveda
Scenografia: Guy Dyas
Costumi: Jacqueline Durran
Suono: Miguel Hormazabal
Interpreti: Kristen Stewart (Principessa Diana), Timothy Spall (maggiore Alistair Gregory), Jack Farthing (Principe Carlo), Sean Harris (Darren), Sally Hawkins (Maggie), Jack Nielen (William), Freddie Spry (Harry), Elizabeth Berrington (Principessa Anna), Stella Gonet (Elisabetta II), Amy Manson (Anne Boleyn), James Harkness (Paul), Richard Sammel (Principe Filippo), Lore Stefanek (Regina Madre), Laura Benson (Angela), Wendy Patterson (Maria), Libby Rodliffe (Pamela), John Keogh (Michael, valletto di Carlo), Marianne Graffam (Barbara), Ben Plunkett-Reynolds (Brian), Ryan Wichert (sergente Wood), Michael Epp (Vice Caporale Jacobs), Tom Hudson (agente di polizia Thomas), James Gerard (agente di polizia Field), Thomas Douglas (John Spencer), Ian Ashpitel (Vicario), Emma Darwall-Smith (Camilla Parker Bowles), Kimia Schmidt (Diana a 9 anni), Greta Bücker (Diana adolescente), Henry Costello (Charles Spencer a 9 anni), Niklas Kohrt (Principe Andrea), Olga Hellsing (Sarah Ferguson), Matthias Wolkowski (Principe Edward)
Produzione: Juan De Dios Larraín, Jonas Dornbach, Paul Webster, Pablo Larraín, Janine Jackowski, Maren Ade per Komplizen Film/Fabula/Shoebox Films, in associazione con Filmnation Entertainment
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 111’
Origine: Germania, 2021
Data uscita: 24 marzo 2022


Inizio anni Novanta. Il matrimonio fra la Principessa Diana e il Principe Carlo è in crisi da tempo. Malgrado le voci di presunti flirt e di un imminente divorzio, si cerca di preservare la pace in vista delle festività natalizie, tradizionalmente trascorse dai reali nella proprietà di Sandringham. Sono giorni in cui si mangia, si beve, si spara e si va a caccia. Diana conosce le regole del gioco. Ma quest'anno non sarà come gli altri.
Inizia quasi come un film di guerra. Nella calma di una campagna che sembra uscita dai quadri di Constable, una carovana sbarca a Sandringham House, una delle residenze della famiglia reale britannica. È un’invasione surreale. Ma non si tratta di truppe armate. È, semplicemente, l’esercito dei cuochi chiamato a garantire un ‘felice Natale’ ai reali. Che, difatti, come da tradizione, vengono pesati con un’antica bilancia, a uno a uno, all’inizio e alla fine dei tre giorni di festa. Ogni chilo in più è un indizio di felicità e di abbondanza. O, forse, un chilo in più da destinare al macello. Per la principessa Diana, infatti, è una tradizione più che ridicola. Così come ogni regola di protocollo le appare sempre più un’assurda tortura. Il suo matrimonio con Carlo ormai è in crisi irreversibile, tra tradimenti, silenzi e richiami all’ordine. Mentre il suo rapporto con la regina e con gli altri membri della famiglia reale è solo pura formalità, convenzione. Puntualmente messa in crisi dalle infrazioni di Lady D., dai suoi ritardi e dalle sue ‘stranezze’. Gli unici momenti di tranquillità e spontaneità sono quelli passati con i figli, con una domestica «innamorata di lei» e con lo chef. Per il resto, tutto sembra un complotto, sapientemente gestito dall’ex ufficiale chiamato a garantire l’osservanza del protocollo e la riservatezza della famiglia reale.
Dopo “Jackie” ed “Ema”, Larraín continua la sua galleria di protagoniste femminili, reali (in tutti i sensi) o inventate. E trova nella scrittura di Steven Knight un equilibrio decisamente maggiore rispetto agli ultimi film, sempre più inclini alla complessità compositiva e al rischio del groviglio. Ed è un equilibrio che si riflette in una regia che sembra tendere alla linearità, alla misura, all’eleganza compositiva. Come una specie di danza giocata sui cromatismi della fotografia di Claire Mathon, sui movimenti sinuosi e armonici delle carrellate, delle riprese aeree leggere, sulla musica ‘orchestrale’ di Jonny Greenwood. Sì, ci sono le visioni della protagonista, i ricordi che irrompono, gli spaventapasseri riemersi dal passato, i fantasmi personali e quelli della storia patria che si aggirano per le stanze di Sandrigham. Come Anna Bolena, la moglie di Enrico VIII che fu fatta uccidere dal re, per far posto a Jane Seymour. Precedente macabro… E tutto contribuisce a una sensazione di leggera follia, non certo gioiosa. C’è l’immaginazione che ricama sul non detto della vita pubblica e che manda deliberatamente all’aria la convenzione del biopic, nonostante l’esattezza di fondo della cornice e dei caratteri. Ma il film resta comunque saldo, piantato con i piedi a terra, conseguenziale. Ben lontano dagli eccessi e dalle confusioni di “Ema”. Ma anche dalla densità di motivi di “Jackie”. Alla fine, si sta su Diana e, quindi, sull’interpretazione appassionata di Kristen Stewart, che trova sponde affidabili in Timothy Spall, Sean Harris, Sally Hawkins. E il ritratto che ne viene fuori è il più giusto, ma, forse, anche il più ovvio. Quello di una donna che cerca di scappare dal suo smarrimento (e il film, infatti, inizia con Diana che si perde tra le campagne del Norfolk), dall’infelicità del suo destino di principessa, oltre tutte le favole da bambina. Che spera di trovare amore e un accordo tra il suo mondo interiore e la sua immagine. Contro la ‘regola aurea’ per cui bisogna avere una doppia identità. Una donna fragile, autolesionista, ma che trova il coraggio di liberarsi. Sappiamo come andrà a finire. Ma Larraín e Stephen Knight immaginano una fuga più felice e aperta, una specie di miracolo. Come un gesto di affetto.
Aldo Spiniello, Sentieri Selvaggi

(……) Le feste natalizie del 1991 furono un punto di svolta nella vita di Lady D, a cui la vita di corte, i tradimenti del marito Carlo, l’essere costantemente sotto i riflettori, avevano tolto ormai ogni gioia di vivere. Lo dice la cronaca, fu quello il momento in cui diede uno scossone alla Corona britannica, decidendo di voler chiedere il divorzio, rinunciando a titolo e privilegi per una nuova vita. Ma a Larraín la cronaca non interessa. O neanche la veridicità dei fatti. Larraín fa cinema e con quello cerca nuovi punti di vista con cui narrare delle storie. In “Spencer” lo fa grazie alla scrittura di Steven Knight, ai più noto per essere il creatore della serie “Peaky Blinders”. Ottimo scrittore, britannico purosangue, che nell’incontro con il regista cileno trova una sponda perfetta per raccontare secondo la migliore tradizione inglese. “Spencer” è un romanzo gotico. Ispirato ai migliori, quelli scritti, guarda un po’, da donne che in tempi difficili presero in mano il loro destino. La fragile Lady D (38 chili, informazione che ci tiene a fornire Larraín) vaga nella spettrale Sandringham House come se fosse il palazzo della Jane Eyre di Charlotte Bronte, o il castello di Udolpho del bel romanzo di Ann Radcliff, a cui tanto deve “L’abbazia di Northanger” di Jane Austen, la cui protagonista, come Diana, vede complotti ovunque a causa di un libro. È un film di scrittura raffinata, “Spencer”, su cui Larraín impianta una struttura cinematografica altrettanto forte, intrecciando generi e ispirazioni. Opera a tratti hitchcockiana, in cui Camilla Parker Bowles è una Rebecca solo accennata ma sempre presente.C’è anche molto horror, tra un compiaciuto e divertito omaggio a “Shining” e non pochi riferimenti al noir degli anni d’oro di Hollywood, “La scala a chiocciola” di Robert Siodmak in particolare.
Su tutto, c’è lei, Kristen Stewart. All’epoca dei fatti aveva poco più di un anno e mezzo e che quindi, saggiamente, non cerca di imitare la vita, ma di darne una nuova a una donna che poteva avere tutto e che tutto perse. I venti centimetri di differenza tra l’originale e la versione cinematografica neanche si notano, la donna una volta conosciuta come Bella si cala negli incubi di Miss Spencer portando oltre schermo ogni battito del suo cuore, ogni piccolo dolore, ogni gioia infantile riaffiorata in un Natale che non avrebbe più dimenticato. “Spencer” è un film dai molti pregi, a cui vanno aggiunte tutte le interpretazioni di contorno, Timothy Spall e Sean Harris su tutte, e i cui difetti sono solo apparentemente tali, perché fanno parte di un incubo che non si trasformerà mai in sogno.
Alessandro De Simone, Ciak

PABLO LARRAÍN
Filmografia:
Fuga (2006), Tony Manero (2008), Post Mortem (2010), Il Club (2015), Jackie (2016), Neruda (2016), NO - I giorni dell'arcobaleno (2017), Ema (2019), Spencer (2021)

Martedì 20 giugno 2023:
LICORICE PIZZA di Paul Thomas Anderson, con Alana Haim, Cooper Hoffman, Sean Penn, Tom Waits, Bradley Cooper

 

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