Stagione 2023/2024 | 28 novembre 2023
LA NOTTE DEL 12
Titolo originale: La nuit du 12
Regia: Dominik Moll
Soggetto: tratto dal libro inchiesta “18.3 Une année à la PJ” di
Pauline Guéna
Sceneggiatura: Dominik Moll, Gilles Marchand
Fotografia: Patrick Ghiringhelli
Musiche: Olivier Marguerit
Montaggio: Laurent Rouan
Costumi: Dorothée Guiraud
Effetti: Simon Binaut
Suono: Olivier Mortier
Interpreti: Bastien Bouillon (capitano Yohan Vivès), Bouli Lanners (Marceau), Théo
Cholbi (Willy), Johann Dionnet (Fred), Thibaut Evrard (Loïc), Julien Frison
(Boris), Paul Jeanson (Jérôme), Mouna Soualem (Nadia), Pauline Serieys
(Stéphanie Béguin-Nanie), Lula Cotton-Frapier (Clara Royer), Charline Paul
(signora Royer), Matthieu Rozé (signor Royer), Baptiste Perais (Wesley
Fontana), Jules Porier (Jules Leroy), Nathanaël Beausivoir (Gabi Lacazette),
Benjamin Blanchy (Denis Douet), Pierre Lottin (Vincent Caron), Camille
Rutherford (Nathalie Bardot), David Murgia (Mats), Anouk Grinberg (giudice
istruttore), Nicolas Jouhet (Tourancheau), Marc Bodnar (commissario)
Produzione: Barbara Letellier, Carole Scotta per Haut Et
Court/Versus Productions
Distribuzione: Teodora Film (2022)
Durata: 115’
Origine: Francia, 2021
Data uscita: 29 settembre 2022
Presentato al 75. Festival di Cannes (2022), sezione 'Cannes
Première'.
Da poco arrivato a capo della polizia giudiziaria di Grenoble, Yohan
deve confrontarsi con un terribile omicidio. C'è chi dice che ogni
investigatore abbia un crimine che lo ossessiona e per Yohan quel caso diventa
l'uccisione della giovane Clara. Insieme al collega Marceau porterà avanti le
indagini su tutti i conoscenti della ragazza, svelando i molti segreti di una
provincia all'apparenza tranquilla ma realizzando infine che ogni uomo è un
potenziale colpevole...
Ogni investigatore ha un crimine che lo perseguita: per Yohan è
l'omicidio di Clara, per il quale, anche se i sospetti assassini non mancano,
di certezze non ce n’è alcuna. La didascalia iniziale, riferendo che il 20% dei
delitti rimane insoluto, ci ha già avvisati: non sapremo mai chi è il
colpevole, il crimine trasformandosi nello spettro col quale si confrontano le
esperienze di vita di chi vi indaga. E infatti il film è ispirato a un fatto
reale riportato nel reportage di Pauline Guéna “18.3: Une année à la PJ”,
resoconto di dodici mesi trascorsi in un posto di polizia giudiziaria, analisi
di un ambiente e delle sue dinamiche, con uno sguardo privilegiato alle
ripercussioni psicologiche e comportamentali del lavoro investigativo sugli
inquirenti alle prese con casi irrisolti (al cinema alle voci “Zodiac”
di Fincher e “Memorie di un assassino” di Bong). Dunque in “La notte
del 12” il caso deflagra nelle vite dei poliziotti, ne mette a nudo le
intime ferite: ognuno di essi prende un pezzo dell'assassinio di Clara - quello
che lo tocca di più - e lo riferisce a sé. Moll, anche se si muove su un
impianto iperrealistico (la quotidianità del lavoro investigativo, la scarsità
di mezzi, il conseguente investimento personale - a ogni livello -) allude,
come sempre fa, al genere - polar e mystery (gli onirismi, il gatto nero che
attraversa idealmente la vicenda) -, ma senza indulgervi, come vago retrogusto,
ché la trattazione della materia ha del clinico, una constatazione fredda e
precisissima. Soprattutto mette in scena un mondo virile alle prese con
l’ennesimo femminicidio senza colpevoli, una prospettiva e una visione
dell’accaduto sclerotizzata in logiche patriarcali e ragionamenti declinati al
maschile, un girare in tondo senza sosta (le corse nel velodromo del
protagonista) che sa di ossessione e inconcludenza. Gioiello.
Luca Pacilio, Spietati.it
Premessa didascalica a schermo pieno: dei tantissimi omicidi commessi
in Francia, circa il venti per cento resta insoluto, e tanti casi sono
destinati a diventare un’ossessione per l’investigatore. La questione criminale
è soltanto un pretesto, ma l’indagine serve per esplicitare formalmente altro.
L’inizio del film coincide con l’uccisione di una ragazza, bruciata viva mentre
torna a casa dopo una tranquilla serata con le amiche. L’inchiesta sconta un
difetto, quella di essere basata su dei metodi che tendono a colpevolizzare la
vittima, soprattutto quando si tratta di una donna. Attraverso gli
interrogatori, usati per scavare nel passato, viene scandagliata la sua vita
sentimentale e sessuale, come se il numero dei partner dovesse emettere un
giudizio di assoluzione o di condanna, e la natura delle relazioni la chiave di
una verità costruita su aspetti indiziari. Quella che dovrebbe essere la
ricerca del colpevole è un lungo elenco di personaggi, equivoci, anaffettivi,
egocentrici. L’empatia un’eccezione, l’amore
diventato una vera rarità. Nel quadro generale c’è la solitudine dei rapporti
guidati dall’interesse immediato, per fuggire la noia dentro un incontro
evanescente. I rapporti malati, dai
quali non si riesce a fuggire, per il timore delle botte, e quelli talmente
impossibili da farci scappare al solo pensiero. Lasciando sia l’onda di un
momento, casuale, inaspettato, o soltanto una sensazione caotica, a guidare la
nostra disponibilità a guardare verso gli altri, per riuscire finalmente a
vedere qualcosa, e pensare addirittura possa esse qualcosa di magico.
“La notte del 12” è una corsa contro il vuoto, i genitori
rimasti soli a piangere sulla tomba di un cadavere sfigurato dalle fiamme,
privato di un’identità ancora in formazione. Un ispettore che sbatte
continuamente sul niente ogni volta si trova ad avere una pista plausibile, e
poi finisce nel buio che nasconde le nostre paure. L’idea di Dominik Moll
sembra proprio quella di suggerire una nuova via di fuga, senza indicare una
precisa direzione o una scelta obbligata. L’alternativa al niente consiste nel
provare a rompere il guscio dell’indifferenza, colpendo innanzitutto quei
pilastri che lo rendono tale, il pregiudizio, l’ignoranza, la fretta e la
superficialità dello sguardo, prendendo coscienza, trovando il coraggio di
affrontare la sconfitta.
Prendendo spunto da una storia vera e tratto dal libro inchiesta “18.3
Une année à la PJ” di Pauline Guéna, Moll realizza un giallo ideologico sul
femminicidio, trascurando un po’ la precisione in favore di un lato teoretico,
e si mette ad osservare il meccanismo denudandolo delle sue difese. Lascia lo
schema in bella vista per evidenziare gli errori, lanciando nelle stesso tempo
un’accusa ad un mondo ancora molto maschilista (e curiosamente pieno di gatti,
dal probabile significato simbolico) ed un messaggio generazionale per
suggerire magari di guardare bene verso il ponte oltre la nebbia. Dai ritmi non
altissimi, quasi a voler ascoltare una voce che ha bisogno di tempo per essere
compresa.
Antonio D’Onofrio, Sentieri Selvaggi
DOMINIK MOLL
Filmografia:
Harry, un amico vero (2000), Due volte lei - Lemming (2005), L'autre
monde (2010), Des nouvelles de la planète Mars (2016), Only the
animals - Storie di spiriti amanti (2019), La notte del 12 (2021)
Martedì 5 dicembre 2023:
EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE di Daniel Kwan, Daniel Scheinert,
con Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Jonathan Ke Quan, Jenny Slate, Jamie Lee
Curtis
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