Stagione 2023/2024 | 13 febbraio 2024
DECISION TO LEAVE
Titolo originale: Haeojil Gyeolsim
Regia: Park Chan-wook
Sceneggiatura: Park Chan-wook, Jeong Seo-kyung
Fotografia: Ji Y Kim
Musiche: Cho Young-wook
Montaggio: Kim Sang-Bum
Costumi: Kwak Jung-Ae
Suono: Kim Suk-won
Interpreti: Park Hae-il (Jang Hae-joon), Tang Wei (Song Seo-rae), Lee Jung-hyun (Jeong-ahn), Go Kyung-pyo (Soo-wan), Shin-Young Kim (Yeon-soo), Jung Young-sook (Hae-dong), Yoo Seung-mok (Ki Do-soo), Teo Yoo (Lee June), Jeong Min Park (Hong San-o), Seo Hyun-woo (Cheol-seong), Jeong Ha-dam (Oh Ga-in), Lee Hak-joo (Lee G-goo), Jung Yi-seo (Mee-jee), Park Yong-woo (Lim Ho-shin)
Produzione: CJ Entertainment/Moho Film, Park Chan-Wook, Go Dae-Suk
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 138'
Origine: Corea del Sud, 2022
Data uscita: 2 febbraio 2023
Il
detective Hae-Jun si ritrova alle prese con la morte misteriosa di un uomo
precipitato da una montagna. Mentre procede nelle sue indagini, s'imbatte nella
moglie della vittima, Seo-rae, una donna misteriosa che diviene immediatamente
la sospettata principale del caso. Durante tutte le indagini si renderà però
conto che sta iniziando a provare dei pericolosi sentimenti contrastanti per la
vedova, mettendo in dubbio il suo senso del dovere.
“Decision
to leave” ha appena fondato un nuovo genere. È fatto di un
misto di elementi da detective story in cui però i personaggi stringono
relazioni fatte di sentimenti fortissimi che sono i veri protagonisti (come nei
melodrammi) e tuttavia tutto è raccontato in forma di commedia, ridendo
tantissimo del ridicolo in cui sì infila questo serio detective innamorato
della moglie del morto su cui indaga. C’è del classico, l’idea che questa donna
potrebbe essere l’assassino e che essendosene innamorato il detective potrebbe
non scoprirlo, ma anche del moderno, nella distruzione di qualsiasi ordine o
struttura che ci possiamo attendere e nel gioco linguistico che noi ci perdiamo
(lei è cinese e non padroneggia bene il coreano, cosa che porterà lui a
fraintendere molto). Il dettaglio determinante è che questo è un film che non
somiglia a nessun altro film e per descriverlo non si può ricorrere a paragoni.
Il più giusto forse sarebbe “La donna che visse due volte”, per via
dell’ossessione per una donna, ma non rende conto della maniera incredibile in
cui è spezzettato e rimontato né dell’ironia devastante e delle risate che
stimola la storia di quest’uomo integerrimo che crolla pezzo per pezzo per un
amore perduto e probabilmente non ricambiato. Un poliziotto che durante uno
scontro con un criminale armato finisce a discuterci e confrontarsi con lui
sugli amori perduti e le donne che non li vogliono. Ma non è nemmeno questo che
impressiona in “Decision to leave”, quanto la maniera in cui Park
Chan-wook (diventato noto quasi 20 anni fa con “Old Boy”) sa come
divertirsi e divertire in quello che è un delirio di tecnica, difficilissimo da
pianificare, scrivere e poi girare e montare ma così liscio e semplice da
guardare e godere. Il cinema ai massimi livelli. Questa storia di un amore che
distrugge è piena di piccoli momenti di grande tenerezza che spiegano come
possa un uomo sposato essere così drogato dell’amore di un’altra donna e al
tempo stesso di sagaci montaggi che descrivono il processo deduttivo di questa
mente affilata che verrà obnubilata dall’ossessione sentimentale. Ogni pezzo
del film arriva al pubblico in maniere e attraverso vie che non abbiamo mai
visto, e in questa maniera lo colpisce in maniere cui non è abituato e in punti
ancora scoperti. In tutto questo delirio molto chiaro e ordinato quello che
emerge, lungo più di due anni di indagini, è quanto un amore vero possa
esistere solo al di fuori della tranquillità matrimoniale. Il parere più
impopolare di tutti al cinema, cioè che la cura e la gentilezza di una moglie
non stimolano amore ma semmai è l’indifferenza e la trascuratezza di una donna
desiderata a scatenare quella tensione che, nei rari momenti in cui è sanata,
dà origine a quello che definiamo un attimo di felicità sentimentale. Questo
povero detective flagellato dall’insonnia, ridicolo a suo modo ma umanissimo,
avrà delle scene in cui brevemente otterrà quel che vuole anche se solo per
qualche minuto, e in quei momenti c’è uno dei molti segreti degli esseri umani
e della breve felicità che è concesso di raggiungere. Anche per questo non ci
sono né facili formule né chiari messaggi con i quali uscire da “Decision to
leave”, anzi quello che rimane dopo la visione è quella stessa complicata
mistura di verità e falsità con cui le vere storie ci lasciano. L’impressione è
di non aver saputo ancora tutto ma di aver visto dentro la storia di un’altra
persona la sublimazione di qualcosa di profondo e intimo. Capita spesso
guardando i film migliori, ma quello che non capita spesso invece è riuscire a
esplicitare una parte inedita di questo ragionamento, il desiderio di un
tradimento, il desiderio di un amore non corrisposto, il desiderio di
invaghirsi senza speranza.
Gabriele Niola, Wired
L’ultimo erede di Hitchcock si chiama Park Chan-wook, è coreano, ha al
suo attivo film molto diversi e molto premiati, ma stavolta guarda addirittura
a “Vertigo - La donna che visse due volte”, da cui riprende la struttura
bipartita e il dubbio che tortura il protagonista per l’intero film. La
malinconica Seo-rae, immigrata cinese dal coreano imperfetto, cosa che la rende
ancora più indecifrabile (e affascinante), è un’assassina manipolatrice, la
donna del destino - o magari le due cose insieme? Il resto è stile,
ricercatissimo ma mai vistoso, perché un film naturalmente non è solo ciò che
mostra, è anche ciò che tace o nasconde, lasciando allo spettatore il compito
(e il piacere) di capire cosa è accaduto fra una scena e l’altra. Ovvero cosa
passa nella mente, nel cuore e sotto la pelle dei protagonisti, l’impeccabile e
sposatissimo ispettore Hae-joon (Park Hae-il) e quella giovane badante con un
marito troppo vecchio per lei, morto cadendo da una montagna, che in Corea è
arrivata su un barcone e potrebbe già avere sulle spalle altri delitti. Anche
se più gli indizi si accumulano (indizi e false piste, Park Chan-wook e la
co-sceneggiatrice Chung Seo-kyung sono maestri delle sottotrame), più il
detective, oggetto anche di ire e gelosie professionali, cade preda di un
sentimento irresistibile. Espresso con un’eleganza e un pudore che possono
evocare il Wong Kar-wai di “In the mood for love” ma sono in realtà
frutto di un gusto per l’allusione sorprendente nel regista sfrenato di “Old
Boy” e “Mademoiselle”. Una frase ricorrente, uno sguardo sospeso, un
dettaglio che si riaffaccia, ed eccoci sprofondare negli abissi della passione
o nei tormenti del dubbio. E dell’insonnia che lo accompagna: l’unica scena “di
letto” che ci viene concessa è quella, bellissima, in cui Seo-rae rilassa
l’amante inquieto invitandolo a scendere nelle profondità marine «come una
medusa che non ha occhi, né naso, né pensieri». Gli elementi della Natura sono
del resto fondamentali in questo film che coniuga Hitchcock e Confucio,
thriller e melodramma, azione vertiginosa (è il caso di dire) e vampate
d’ironia. Ma soprattutto esalta la bellezza, il mistero, insomma la bravura
davvero superlativa di Tang Wei (già protagonista di “Lussuria” di Ang
Lee). Premio per la regia a Cannes, già nella shortlist dell’Oscar al miglior
film straniero, Park-Chan-wook ritrova il gusto dello spettacolo - e dei
sentimenti - con sottigliezza insolita, oggi che si tende a dire e mostrare
tutto. E tanto più necessaria.
Fabio Ferzetti, L’Espresso
PARK CHAN-WOOK
Filmografia:
Joint security area
(2000), Mr. Vendetta (2002), Three... extremes ("Cut”)
(2004), Old boy (2004), Lady Vendetta (2005), I'm a cyborg,
but that's OK (2006), Thirst (2009), Night fishing (2011),
Stoker (2013), A rose reborn (2014), Mademoiselle (2016),
Life is but a dream (2019), Decision to leave (2021)
Martedì 20 febbraio 2024:
TÁR di Todd
Field, con Cate Blanchett, Mark Strong, Julian Glover, Nina Hoss, Sydney Lemmon
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