Stagione 2023/2024 | 27 febbraio 2024
TUTTA LA BELLEZZA E IL DOLORE
Titolo originale: All the
Beauty and the Bloodshed
Regia: Laura Poitras
Fotografia: Nan Goldin
Musica: Soundwalk Collective
Montaggio: Joe Bini, Amy Foote, Brian
A. Kates
Produzione: Laura Poitras, Jeff Skoll,
Diane Weyermann per Participant, Alex Kwartler, Hayley Theisen, Howard Gertler,
John Lyons, Nan Goldin, Yoni Golijov
Distribuzione: I Wonder
Durata: 117'
Origine: U.S.A., 2022
Data uscita: 12 febbraio 2023
Leone
d'Oro per miglior film alla 79. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di
Venezia (2022).
Rari
filmati e interviste illustrano la vita e il lavoro della fotografa e attivista
Nan Goldin e la sua lotta contro la famiglia Sackler, proprietaria della casa
farmaceutica Purdue Pharma, ritenuta responsabile dell'epidemia di oppioidi
negli USA.
“Tutta la bellezza e il dolore”
è un documentario dedicato all’artista e fotografa Nan Goldin, attivista di
caratura internazionale, che ha lottato negli anni al fine di ottenere il
riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler, potente
multinazionale accusata di aver causato migliaia di morti per overdose da
farmaco. Attraverso l’arte, diapositive, dialoghi intimi, rari filmati, scatti
famosi, l’opera intreccia passato e presente di Nan Goldin, intreccia la sfera
privata e quella politica e non perde mai di vista la ricostruzione forte e
convincente sull’influenza che lo sguardo dell’artista ha avuto dagli anni
settanta ad oggi. Il lavoro è cominciato nel 2019 e ha il potere di
stratificare con convinzione più storie in una. Nan Goldin nasce in una
famiglia benestante e colta e passa un’infanzia complicata e drammatica per la
perdita della sorella Barbara di 18 anni, morta suicida pur se dotata di un
grande talento pianistico, ma evidentemente non capace di supportare e
sopportare quella cultura puritana in cui era cresciuta. Sicuramente il tragico
evento condizionerà Nan e la sua arte. Va via di casa molto giovane e presto
comincerà ad avere problemi di droga, ma negli stessi anni grazie ad una sua
insegnante conoscerà finalmente la fotografia.
I mondi paralleli e nascosti prendono forma e si intensificano nei suoi
primissimi scatti pure grazie all’assidua frequentazione del famoso night club
di Boston, The Other Side, che non era soltanto un locale per spogliarelli ma
anche un punto di riferimento assoluto di tutta la cultura underground. Qui
realizza una serie di fotografie in bianco e nero alle drag queen facendo
esplodere la loro fisicità, con rispetto e amore, mostrandole per quel che sono
senza psicanalizzare e senza perdere la memoria di ciò che è veramente il loro
vissuto. Si trasferisce a New York e si concentra soprattutto sull’East Side
della città e sulla sua comunità, sulla scena punk e new wave che vede nell’uso
dell’eroina un comune denominatore. Fotograferà i suoi amici nell’intimità
quotidiana e si dà al colore e le immagini respirano di una naturalezza aliena
in quegli anni. Sono gli anni pure di uno dei suoi capolavori, ispirato ad
un’opera di Bertold Brecht, “The Ballad
of Sexual Dependency”: negli anni ’80 proiettava una serie di diapositive
sui muri dei locali, mostrando con crudezza la sfida alla morte di quella
generazione che abusava di droga, alcol, con esistenze al limite.
Dopo essere stata influenzata dal cinema di Antonioni, Fellini e l’opera
video di Andy Warhol, l’opera di Nan Goldin a sua volta diventa un punto focale
per diversi fotografi che si aprivano finalmente ad esplorare mondi paralleli.
Negli anni ’90, dopo un lungo periodo di disintossicazione, trova un’altra
strada in cui poter esprimere la sua creatività, quella della natura che sarà
la protagonista dei suoi lavori. La documentarista statunitense, autrice di “My Country My Country”, nomination agli
Oscar nel 2006, “Citizenfour”, premio
Oscar nel 2014, “Risk” su Julian
Assange, presentato a Cannes nel 2016, lascia scorrere quelle fotografie dalla
composizione imperfetta, spesso addirittura sfocate, capaci di influenzare
interi segmenti della fotografia contemporanea. Quell’equilibrio delle forme e
dei colori in un mondo disperato che cammina funambolicamente tra dipendenze,
amore e morte, la poesia dell’arte che non sempre è conciliante: tutto questo
si evince con prepotenza dalle immagini del documentario.
Leonardo Lardieri, Sentieri Selvaggi
La Factory di Andy Warhol su colonna sonora dei Velvet Underground fa da
sfondo alla biografia esplosiva di Nan Goldin, fotografa e attivista, e si
raddoppia nell’incontro con la regista Laura Poitras, anche lei a caccia di
marginali, fuoriusciti, antisistema. “All
the Beauty and the Bloodshed”, lo spargimento di bellezza e di sangue,
riempie la vita dell’artista all’insegna dell’eccesso, soggetto-oggetto del
documentario Leone d’oro alla Mostra di Venezia 2022. Non c’è una sola Nan
Goldin oltre all’autrice delle “scandalose” fotografie di “The Ballad of Sexual Dependency”, reportage anni 70-80 sulle
esperienze a Bowery Street, Manhattan, affollate di drag queen, punk, dropout,
sesso, droga e rock’n’roll, 700 immagini di un’intimità della sua comunità, che
sarà preda di un’altra più terribile dipendenza. Scorrono sullo schermo gli
amici devastati e senza vita, vittime della “cura”. Nan Goldin diventerà la
nemica numero 1 della famiglia Sackler, proprietaria della società Purdue
Pharma, produttrice dell’OxyContin, un oppiaceo che dà dipendenza. Anche Nan è
rimasta intrappolata nelle spire del farmaco, preso per alleviare i dolori
postoperatori, e adoperato da persone in sofferenza mentale o fisica, malati di
AIDS e consumatori di stupefacenti. L’esperienza di un’ossessione peggiore
delle droghe, e del suicidio della sorella Barbara morta in seguito ad
accanimenti psichiatrici, spinge l’artista di Washington, classe 1953, a una
reazione creativa e furiosa. Alle magnifiche istantanee, quasi i “selfie” della
generazione no future, ma gloriosa e gaudiosa, il film affianca la battaglia
contro lo spaccio - questo sì, legale - degli antidolorifici che hanno ucciso
almeno 500 mila persone per overdose. Tra le vittime, anche Prince e Heath
Ledger. Goldin è ripresa mentre manifesta davanti al Metropolitan Museum of
Art, considerato complice del gruppo Sackler perché ha accettato le sue
generose donazioni. La folla circonda il palazzo sulla Fifth Avenue, è una
performance artistica e politica, specchio di un’esistenza contro
l’assuefazione al mondo così com’è. Gli happening dilagano oltre frontiera, e
dal Guggenheim arrivano alla Tate Gallery e al Louvre, tutti beneficiari della
casa farmaceutica, che crede di lavare così i soldi sporchi. Il nome dei
“mecenati dell’Arte”, avvelenatori seriali, sarà infine cancellato dai musei,
grazie alla mobilitazione dell’artista. L’iniziativa di Goldin è sostenuta dal
gruppo che lei stessa ha fondato, il P.A.I.N. (Presciption Addiction
Intervention Now), e denuncia la dilagante diffusione del farmaco,
pubblicizzato come antidolorifico non assuefacente e inizialmente venduto senza
ricetta medica. Candidato all’Oscar 2023 per il miglior documentario, “Tutta la bellezza e il dolore” è un
album da sfogliare dove libertà e morte ballano insieme, come le fotografie
sgargianti di Nan Goldin, seguita per tre anni dalla videocamera di Laura
Poitras, che ha collezionato una statuetta per “Citizenfour” (2014) sul caso di Edward Snowden dopo aver ottenuto
la candidatura nel 2006 per “My Country
My Country”, denuncia dell’occupazione militare degli Stati Uniti in Iraq.
Mariuccia Ciotta, FilmTv
LAURA POITRAS
Filmografia:
My Country My Country (2006), The Oath (2010), CitizenFour
(2014), Risk (2016), Tutta la bellezza e il dolore (2022)
Martedì 5 marzo 2024:
NON
COSÌ VICINO di Marc Forster, con Tom Hanks, Mariana Treviño, Rachel Keller, Manuel Garcia-Rulfo, Cameron Britton
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