Stagione 2023/2024 | 6 febbraio 2024


 

GLI SPIRITI DELL’ISOLA

Titolo originale: The Banshees of Inisherin
Regia: Martin McDonagh
Sceneggiatura: Martin McDonagh
Fotografia: Ben Davis
Musiche: Carter Burwell
Montaggio: Mikkel E.G. Nielsen
Scenografia: Mark Tildesley
Costumi: Eimer Ni Mhaoldomhnaigh
Suono: Joakim Sundström
Interpreti: Colin Farrell (Pádraic Súilleabháin), Brendan Gleeson (Colm Doherty), Kerry Condon (Siobhán Súilleabháin), Pat Shortt (Jonjo Devine), Gary Lydon (Peadar Kearney), Jon Kenny (Gerry), Barry Keoghan (Dominic Kearney), Sheila Flitton (signora McCormick), John Carty (musicista anziano), Oliver Farrelly (musicista anziano), Lasaírfhiona Ní Chonaola (cantante), David Pearse (sacerdote), Bríd Ní Neachtain (signora O'Riordan), Aaron Monaghan (Declan)
Produzione: Graham Broadbent, Peter Czernin per Bluspirit Pictures/Film4/Searchlight Pictures
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 114'
Origine: Gran Bretagna, 2022
Data uscita: 2 febbraio 2023
Premio per la migliore sceneggiatura (Martin McDonagh) e Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Colin Farrell alla 79. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2022); Golden Globe per migliore commedia o musical; Golden Globe per la migliore sceneggiatura (Martin McDonagh); Golden Globe per il migliore attore in una commedia o musical (Colin Farrell)

Irlanda, 1923. Due amici di lunga data, Padraic e Colm, che si trovano in una situazione di stallo quando Colm decide bruscamente di porre fine alla loro amicizia. Padraic, confuso e devastato, tenta di riaccendere il loro rapporto con il supporto di sua sorella Siobhan, che insieme a Dominic, il figlio del poliziotto locale, ha le sue preoccupazioni all'interno della piccola comunità dell'isola. Ma quando Colm lancia un ultimatum scioccante per concretizzare le proprie intenzioni, gli eventi iniziano a degenerare.
Non fatevi trarre in inganno dal titolo originale: “The Banshees of Inisherin” di Martin McDonagh non è un horror. Non ci sono fantasmi di signore urlanti che si presentano fuori dalla porta per trascinare con sé nella tomba i propri congiunti; ma se mai solo signore inquietanti che ti sorridono malevole da lontano e ti chiamano con un cenno. Sono queste le nuove banshees, spiega all’altro uno dei due protagonisti, il musicista e violinista Colm, che ha intitolato la sua nuova canzone proprio “The Banshees of Inisherin” perché gli piace il suono delle s che si susseguono. E glielo spiega proprio quando, dopo anni di fedele amicizia, ha deciso di non parlargli mai più, perché non ha più tempo da sprecare in discorsi inutili con il mite, frastornato Padraic, noiosissimo anche secondo sua sorella. Bastano la noia e una certa semplicità di spirito per troncare improvvisamente un’amicizia? Secondo Colm (che sotto sotto ne soffre quanto Padraic) sì, sono più che sufficienti. E l’ostinazione della controparte può portare anche a gesti estremi ed estremamente incisivi, folli nella loro apparente esagerazione.
Ma qui, immersi nel verde e nell’azzurro dell’isola irlandese (inesistente) di Inisherin, una certa follia surreale fa parte dello spirito del luogo, qui hanno tutti un umorismo aspro e indurito che trasforma anche un poliziotto disgustoso e un sacerdote sbrigativo in personaggi da ballata fordiana. Qui l’asinella Jenny può comportarsi come un cane da compagnia e un cane da compagnia avere intuizioni e comportamenti del tutto umani. Qui la banshee locale ti deride invece di minacciarti e tutti sono pronti ad accettare le rispettive stranezze. Tranne Padraic, che non si dà pace. Mentre poco più in là, sulla terraferma, ogni tanto esplodono cannonate e bombe, per una guerra che dovrebbe essere quasi finita, ma ancora continua. Una data segnata su un calendario ci rivela che siamo nel 1923, e che tutto comincia esattamente il primo aprile. Ora, nel 1923 la guerra civile irlandese non era ancora finita, mentre il primo aprile si chiama in inglese “April Fool’s Day”, il giorno dei matti (non solo quello degli scherzi, come da noi). “The Banshees of Inisherin” si muove tra questi due cardini, la follia in primo piano, la guerra in sottofondo, appena intravista attraverso sbuffi di fumo in lontananza.
Non per niente Samuel Beckett è dublinese e certamente uno dei referenti più forti del lavoro teatrale di McDonagh (vincitore di tre Laurence Olivier Awards), che anche in film come “In Bruges” e “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” si è dimostrato abilissimo tessitore di trame e dialoghi impastati nell’assurdo. E in questo film tutto si è rarefatto, tutto è guidato dalle bizze, i capricci, gli interrogativi senza risposta dei due protagonisti, l’uno cocciutamente attaccato ai giorni felici che non ritornano, e l’altro deciso a giocarsi un finale di partita alla sua maniera solitaria. Colin Farrell (il noioso Padraic) ha probabilmente la parte migliore della sua carriera, dimentico di fascino e bella presenza, prima stupefatto, poi sempre più incredulo, indeciso, maldestro e infine vendicativo. E Brendan Gleason (Colm) è un gigante dai capelli rossi e dalla faccia tormentata, quello che ha capito tutto, che attiva e maneggia l’incomprensibilità della vita, della morte, dell’affetto, dell’ostilità, dell’abitudine, degli improvvisi cambi di passo. Si ride con “The Banshees of Inisherin” (uno dei film migliori del Festival di Venezia 2022), commedia grottesca nerissima che non risparmia nessuno, nessun popolo, nessuna faida nazionale, nessun gruppo etnico e umano. Siamo tutti qua, stretti nell’assurdo e nella solitudine, davanti alla banshee che ridacchia, davanti a conti non fatti, davanti all’imprevedibilità delle scelte altrui e nostre.
Emanuela Martini, Cineforum

Inisher è la più piccola delle tre Isole Aran, poste all’imbocco della baia di Galway, sulla costa occidentale dell’Irlanda. Qui ne scopriamo il paesaggio bucolico e i suoi placidi ritmi, scanditi dal pascolo degli animali e dall’appuntamento al pub alle due del pomeriggio. Tutto comincia il 1° aprile del 1923, quando Padraic (Farrell), amico da una vita di Colm (Gleeson), di cui è inseparabile compagno di bevute, va a bussare alla sua porta per avviarsi insieme al pub, ma quello non risponde, rimanendo in casa a fumare. Scopriamo così che, senza motivo apparente, Colm ha deciso di porre bruscamente fine ai loro rapporti. Padraic cerca in tutti i modi di capire cosa passi per la testa dell’amico, chiede a sua sorella Siobhan (Condon) di aiutarlo a riparlare con Colm, si confida con Dominic (Keoghan), lo scemo del villaggio figlio del brutale poliziotto locale (Gary Lydon), ma è tutto inutile. Quando Colm finalmente spiega a Padraic i motivi del suo voltafaccia dà anche un ultimatum, da cui scaturiranno tragiche conseguenze. Il commediografo, sceneggiatore e regista McDonagh, vincitore nel 2017 a Venezia del premio per la sceneggiatura di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, aveva esordito nel lungometraggio nel 2008 con “In Bruges”, candidato all’Oscar per la sceneggiatura, dove dirigeva la strepitosa coppia formata da Colin Farrell e Brendan Gleeson. I due dividono ora di nuovo lo schermo, fruttando a Venezia l’Osella per la sceneggiatura al regista e la Coppa Volpi come miglior attore a Farrell. Il film dimostra che una scrittura inattaccabile e una recitazione superlativa bastano per avvincere lo spettatore, magicamente calato in un microcosmo dove ironia e dramma si alternano senza soluzione di continuità e che diventa specchio universale della tragica follia umana. Sublime.
Oscar Cosulich, Ciak

MARTIN McDONAGH
Filmografia:
Six shooter (2005), In Bruges - La coscienza dell'assassino (2008), 7 psicopatici (2012), Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017), Gli spiriti dell'isola (2022)

Martedì 13 febbraio 2024:
DECISION TO LEAVE
di Park Chan-wook, con Tang Wei, Park Hae-il, Lee Jung-hyun, Ko Gyung-Pyo, Park Yong-Woo

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