Stagione 2024/2025 | 22 ottobre 2024
FOGLIE AL VENTO
Titolo originale: Kuolleet lehdet
Regia: Aki Kaurismäki
Sceneggiatura: Aki Kaurismäki
Fotografia: Timo Salminen
Montaggio: Samu Heikkilä
Costumi: Tiina Kaukanen
Interpreti: Alma Pöyst (Ansa Gronholm), Jussi Vatanen
(Holappa), Janne Hyytiäinen (Hannes), Nuppu Koivu (Liisa), Mia Snellman
(collega), Mikko Mykkänen (guardia del negozio), Sherwan Haji (residente di
Paraki), Karar Al-Bazoon (residente di Barak), Toni Buckman (cantante di
karaoke), Mika Nikander (cantante di karaoke), Evi Salmelin (conduttore
karaoke), Antti Määttänen (responsabile risorse umane), Matti Onnismaa
(responsabile dell'officina metalli), Simon Al-Bazoon (operatore Internet
café), Mitja Tuurala (uomo del crepuscolo), Sami Muttilainen (uomo del
crepuscolo), Leo Laitinen, Jaakko Ranta, Heikki Rautiainen, Viljami Penttilä
(teppisti alla fermata del tram).
Produzione: Misha Jaari, Aki Kaurismäki, Mark Lwoff
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 81'
Origine: Finlandia, Germania, 2023
Data uscita: 21 dicembre 2023
Premio della giuria al 76. Festival di Cannes
(2023).
Due persone sole si incontrano per caso una notte a
Helsinki. È l’ultima occasione per trovare il primo, unico e definitivo amore
della loro vita. Il percorso è però intralciato dall’alcolismo di lui, dai
numeri di telefono persi, dal non conoscere nomi o indirizzi reciproci e dalla
tendenza generale della vita a porre ostacoli a chi cerca la propria felicità.
In un magnifico momento di “Scusate il ritardo”, quando Troisi e Giuliana De Sio cercano di
prepararsi un caffè a casa del professore, partito all’improvviso, si trovano a
combattere con una macchinetta per una sola tazza. E Troisi nota come sia il
più perfetto esempio di solitudine: non avere neanche la speranza che qualcuno
ti venga a trovare. È una battuta che ritorna alla mente vedendo “Foglie al vento”, l’ultimo film di Aki
Kaurismäki: la scena in cui Ansa, dopo aver invitato a cena Holappa, va a
comprare un piatto e un altro paio di posate. Già, proprio il massimo della
solitudine. È ciò che salta agli occhi davanti alla gran parte dei personaggi
di Kaurismäki: il loro essere marginali, ‘banditi’ e profondamente soli.
Qualunque cosa essi siano, si tratta comunque di poveri cristi che mandano
avanti le giornate come possono. Nella precarietà assoluta, lavorativa ed
esistenziale, nella monotonia delle ripetizioni, tra fabbriche, supermercati,
appartamenti arredati a risparmio, quasi fossero stanze di motel malandati,
strade sotto il cielo grigio, buchi di bar, scovati in chissà quale periferia.
Perdono il tempo. Ma è proprio a partire dalla constatazione di una solitudine
comune, che può nascere una comprensione profonda, una condivisione d’affetti,
fratellanze, amicizie, amori…
È quello che accade ai due protagonisti di “Foglie al vento”, o meglio “Kuolleet lehdet”, secondo la versione
finlandese di Olavi Virta del classico di Montand. Lei lavora in un
supermercato, ma viene licenziata perché ogni tanto porta a casa qualche
prodotto scaduto: le cose da buttare appartengono alla spazzatura. Lui è un
operaio, ma dopo essersi fatto male per colpa di un macchinario difettoso,
viene licenziato perché beve sul posto di lavoro. Si conoscono una sera in un
karaoke. Si danno un primo appuntamento, vanno a vedere “I morti non muoiono” di Jim Jarmusch, un film che sembra “Diario di un curato di campagna” di
Bresson. Poi si separano, senza dirsi neanche il nome. E da lì è tutta una
serie di ostacoli: biglietti smarriti, l’alcoolismo di lui, un incidente…
L’amore segue i casi della vita. E possono essere
fortunati o meno. Ma di sicuro, nella sorte c’entrano i nostri limiti e
complicazioni. Le ottusità e le paure che fanno sembrare confortevole
l’abitudine alla solitudine. E poi i silenzi, l’ostinazione a non dare ascolto.
Aki Kaurismäki racconta tutto, con il suo modo apparentemente svagato e
rallentato, con quella specie di distanza che non è mai indifferenza, né sguardo
dall’alto. Semmai è un’imprevista saggezza, che tramuta il pianto in sorriso e
che gli permette di cogliere quell’attimo in cui maturano i sentimenti e i
pensieri e si preparano i gesti e le parole. E di renderlo praticamente
infinito. Con la storia di Ansa e Holappa, vuole aggiungere un quarto capitolo
alla sua ‘trilogia dei perdenti’, “Ombre
nel paradiso”, “Ariel”, “La fiammiferaia”. Eppure il suo cinema è
ormai entrato in una dimensione a parte, che solo pochi hanno conosciuto.
Quella in cui racconto, forma, vita si uniscono in una semplicità assoluta. Una
specie di armonia classica, in cui tutto trova equilibrio, anche la miseria, il
difetto, il disastro, la pena. In cui ogni canzone ha un senso concreto. Ci
sono i segni del presente, con la “maledetta” guerra in Ucraina che imperversa
da ogni radio. Ma ti sembra di riconoscere ovunque le tracce di un film d’altri
tempi, magari “Un amore splendido” di
Leo McCarey, con la storia del cinema che si manifesta in ogni immagine e su
ogni muro. Fino all’ultimo omaggio a Chaplin. Sì, anche se possiamo essere
licenziati senza preavviso, in qualsiasi istante, la speranza è un atto di
volontà necessario. Ancora una volta, è un fascio di luce che squarcia
l’inquadratura dagli angoli bui.
Aldo Spiniello, Sentieri
Selvaggi
Bastano poche immagini per capire che si tratta di un
film di Aki Kaurismäki. Anche se il regista finlandese era assente dagli
schermi da sei anni, “Foglie al vento”
(presentato a Cannes, dove ha vinto il premio della Giuria) ci reimmerge nel
suo mondo un po' vintage, popolato di gente anonima, venato di umorismo amaro e
di poesia. A una fermata d'autobus di Helsinki il destino fa incontrare Ansa,
cassiera in un supermercato, e Holappa, agente della sicurezza. Anime
solitarie, i due attaccano discorso e capiscono di avere molte cose in comune.
Però quella che potrebbe essere l'alba di un amore è resa difficile da una
serie di malintesi e di ostacoli imprevisti. A cominciare dal numero di
telefono della donna, che Holappa perde, e dalla dipendenza dall'alcol
dell'uomo, che spaventa Ansa. Come e più ancora che nei film precedenti, Kaurismäki non si preoccupa di costruire una trama complessa, ma
si limita a seminare qualche impedimento sulla strada dell'amore nascente.
Sullo sfondo resta il suo pessimismo: dai licenziamenti allo sfruttamento
capitalista. Con, in più, il conflitto in Ucraina, di cui arrivano notizie
attraverso la radio. Però, ciò che sembra angosciare Kaurismaki è l'infelicità
dei suoi personaggi di fronte alla vita quotidiana, all'alcolismo e alla
solitudine. Malgrado la patina di humour che spande su di essi, capisci che il
regista prova un amore autentico per i suoi eroi umiliati e offesi; tanto da
voler promettere loro un po' di felicità malgrado la follia dilagante. Lo
humour discreto rimane uno dei tratti distintivi del cineasta; così come i suoi
superbi colori, i toni del racconto, la sapiente sintesi tra un profondo
pessimismo sulla condizione umana e l'ottimismo della speranza. Una forma di
resistenza attraverso la poesia, insomma, di cui sentivamo la mancanza. Anche
questa volta Aki rende omaggio ai numi tutelari del suo pantheon (Bresson, Ozu,
Godard...), facendo comparire nella sua Helsinki rétro manifesti di film
d'epoca e citando Chaplin nel finale.
Roberto Nepoti, La Repubblica
AKI KAURISMÄKI
Filmografia:
Amleto è in viaggio di affari
(1983), Ariel (1988), Leningrad Cowboys go America (1989), Ho affittato un killer (1990), La fiammiferaia (1990), Vita da Bohème (1992), Tatjana (1994), Nuvole in viaggio (1996), Juha
(1999), L’uomo senza passato (2002), Le luci della sera (2006), Miracolo a Le Havre (2011), L’altro volto della speranza (2017), Foglie al vento (2023)
Martedì 29 ottobre 2024:
ASTEROID
CITY di Wes Anderson, con Jason Schwartzman, Scarlett
Johansson, Tom Hanks, Jeffrey Wright, Tilda Swinton
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