Stagione 2025/2026 | 25 novembre 2025
THE LAST SHOWGIRL
Regia: Gia
Coppola
Sceneggiatura:
Kate Gersten
Fotografia:
Autumn Durald Arkapaw
Musiche:
Andrew Wyatt
Montaggio:
Blair Mcclendon, Cam McLauchlin
Scenografia:
Natalie Ziering
Interpreti:
Pamela Anderson (Shelly), Brenda Song (Mary-Anne), Kiernan Shipka (Jodie), Dave
Bautista (Eddie), Jamie Lee Curtis (Annette), Billie Lourd (Hannah), Linda
Montana (Geo), John Clofine (compagno di poker), Giovani L. DiCandilo
(Anthony), Gypsy Wood (giocoliera), Symone Bradley (ragazza al check-in),
Melina Blitz, Eliseo Duque (duo di danza), Jason Schwartzman (regista), Anlly
Allen Aguilera, Max Francisco, Alexandria Franklin, Stevie Heptig, Sarah
Johnston, Charlotte O'Dowd, Becs O'Hara, Natalia Oliveira, Ferly Prado, Lauren
Slouffman, Amber Snow, Sammy Soto (showgirls)
Produzione:
Gia Coppola, Robert Schwartzman, Natalie Farrey per High Frequency
Entertainment/Pinky Promise/Detour/Digital Ignition Entertainment
Distribuzione:
Medusa Film
Durata:
85’
Origine:
U.S.A., 2024
Data uscita:
6 febbraio 2025
Shelly, iconica showgirl di Las Vegas, dopo 30 anni di attività, quando
il suo storico spettacolo chiude bruscamente, deve ripensare il suo futuro e
affrontare le scelte del passato.
Dopo
l’esordio del 2013 con “Palo Alto” e
il successivo “Mainstream”, che
ragionava di schermi e algoritmi, Gia Coppola prosegue la sua riflessione sul
linguaggio contemporaneo, confermando anche una certa tendenza registica “di
famiglia” (d’altronde, il film è prodotto da Robert Schwartzman, fratello di
Jason - che ha un piccolo ruolo - cugini della regista). E lo fa attraverso la
body icon per antonomasia degli anni ‘90, l’iper sessualizzata Pamela Anderson,
in un film che sembra il naturale prosieguo non solo del discorso iniziato con
la serie Disney+ “Pam & Tommy”,
ma anche della vita - fuori e dentro lo schermo - della sua protagonista.
Coppola ha
qui l’intuizione di lanciare un ponte tra quel corpo innaturale in costume da
bagno rosso salito alla ribalta con Baywatch e l’attualissimo no make up look
che Anderson sfoggia da qualche anno agli eventi di gala e sui red carpet e
che, in questo “The Last Showgirl”,
diventa parte integrante della narrazione. Anderson interpreta Shelley, ultra
cinquantenne starlette del Razzle Dazzle, mediocre strip-show di Las Vegas in
procinto di chiudere i battenti dopo trent’anni. L’attrice abbandona ogni
traccia di artificio, mostrandosi “al naturale” e relegando trucco e lustrini
al fuoricampo della performance. Quasi a voler dare una risposta, più intimista
e “scoperta”, alla Demi Moore di “The
Substance”.
Ad
affiancare Pamela nel film troviamo uno stuolo di grandi nomi, dalla sempre on
point Jamie Lee Curtis, altro corpo iconico, stavolta degli anni ‘80 (non a
caso soprannominata “The Body”), che gioca con la propria immagine invecchiata
nel ruolo di star decadente, a Dave Bautista, contraltare maschile di Shelley,
altra fisicità spettacolare dei primi Duemila, passato dal ring al set
nell’ultimo decennio, prendendo parte - a differenza di colleghi come The Rock
o John Cena – a produzioni autoriali, diretto da registi del calibro di
Villeneuve o Shyamalan. Pamela Anderson, come Bautista, in “The Last Showgirl” si riappropria della
sua fisicità - fuori misura, esplicita, iper esposta - per farne corpo
drammatico.
La regia di
Coppola richiama il cinema indie americano, di Sean Baker in “The Florida Project” o Andrea Arnold in “Bird”, soprattutto nelle sequenze in
esterni, in campo lungo, della periferia desolata e anonima di Las Vegas o le
riprese strette dei corpi delle sue interpreti, coadiuvate dalla fotografia
ruvida di Autumn Durald Arkapaw, che aveva già collaborato come dop in Palo
Alto. Ma a tracciare il sentiero è soprattutto “The Wrestler”di Darren Arnofsky, di cui Gia Coppola tenta di
riproporre la stessa atmosfera di vecchi fasti in declino, la stessa
esplorazione del corpo performativo, plastico, spettacolarizzato, l’ultimo,
grandioso, addio a un mondo che ha celebrato i suoi protagonisti e ora li
abbandona. Pamela-Shelley è testimone della fine di un’era che l’ha assurta a
emblema di un tempo finito, definitivamente mutato. Che la costringe a
ripensare la propria stessa immagine, a reinventarsi in un nuovo ruolo.
Finalmente, a liberarsi di quello sguardo cristallizzato che per decenni l’ha
convinta di dover desiderare «di essere bella, di essere guardata».
Chiara
Zuccari, Sentieri Selvaggi
Shelly
Gardner era una leggenda a Las Vegas, la star dello spettacolo “Le Razzle Dazzle” nato negli anni
Ottanta. Ma ora lo show sta per chiudere definitivamente, per lasciare il posto
ad un circo. Come potrà Shelly, che conosce solo il Razzle Dazzle per cui si esibisce
da sempre, guadagnarsi da vivere altrove? E che ne sarà delle sue aspirazioni
artistiche, ancora ben presenti nel suo immaginario personale? Per di più
Shelly ha affidato sua figlia Hannah ad una famiglia-ospite che risiede a
Tucson, e ora la ragazza non la chiama più mamma, poiché porta in sé il
risentimento sordo per essere stata abbandonata in nome delle luci del varietà
e dei lustrini che adornando il corpo (discinto) delle ballerine di Las Vegas.
È valsa la pena per Shelly rinunciare a sua figlia e a una vita normale, con la
pensione e l'assicurazione sanitaria, per quel mondo che ora la lascia senza
soldi e senza futuro?
Il film
racconta una serie di figure femminili - non solo Shelly, anche la cameriera
dei casinò Annette (una Jamie Lee Curtis totalmente "cringe" e
totalmente priva di ego) o la giovane soubrette che vede in Shelly una madre
putativa perché la sua l'ha ripudiata - e una figura maschile - il malinconico
manager Eddie (Dave Bautista): tutte comparse in un universo di finzione che le
luci del giorno rivelano nel suo squallore, ma quelle della notte fanno
brillare come un diamante (farlocco).
Grande
protagonista è Pamela Anderson in un ruolo metacinematografico: la ricordiamo
come la bagnina più desiderata della serie “Baywatch”
e la ritroviamo 57enne ancora bellissima ma sfiorita, un pallido ricordo della
star che è stata tanto nella vita quanto nella finzione. Per Anderson (come per
Mickey Rourke in “The Wrestler”)
questo film è un ritorno alla celebrità, e una dimostrazione della propria
abilità di interprete, disposta anche a mostrare cicatrici reali. Il mondo di
Shelly è esposto nella sua crudeltà e pochezza, ma per lei è tutto, e il film
coraggiosamente non le chiede di "redimersi", o di rinnegare il suo
desiderio di primeggiare in palcoscenico, di "sentirsi guardata e
bella", e di inseguire i suoi sogni anche a discapito di una figlia,
comunque amata.
Laddove
Anderson è stata candidata a premi importanti (e Aronofsky con “The Wrestler” ha vinto il Leone d'Oro
alla Mostra del Cinema di Venezia), la regia di Gia Coppola è stata ampiamente
sottovalutata. Coppola, anche sceneggatrice, segue la sua protagonista e le sue
amiche con tenerezza e rispetto, spesso armata di camera a mano per riprodurre
la concitazione caotica dello show business, e riflette una morbidezza di
sguardo mai stucchevole, sentimentale o condiscendente, filtrando i colori
estremi di Las Vegas in modo radicalmente diverso rispetto alla palette di Sean
Baker.
Paola
Casella, MyMovies
GIA COPPOLA
Filmografia:
Palo Alto (2013), Nessuno di speciale (2020),
The Last Showgirl (2024)
Martedì 2 dicembre 2025:
DREAMS di Dag
Johan Haugerud, con Ane Dahl Torp, Selome Emnetu, Ingrid Giæver, Silje Breivik,
Anne Marit Jacobsen



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